I bambini senza nome
Scrive Stefania Caterina nel libro “Oltre la grande barriera”:
Un discorso a parte merita la condizione dei bambini abortiti. Espongo quanto ho visto e quanto mi è stato detto da molti di loro, nonché da S. Raffaele.
Le anime dei bambini abortiti si trovano generalmente in purgatorio, ma la loro sorte dipende molto dalla risposta che essi danno nel momento in cui vengono abortiti. Quando si tratta di aborti volontari, questi bimbi presentano se stessi come vittime sacrificate dall’egoismo dei genitori.
I bambini abortiti che si sono presentati a me, mi hanno sempre detto chiaramente che la loro anima è in grado di comprendere perfettamente fin dal concepimento. È in grado di conoscere la propria condizione, e di percepire con chiarezza già nel seno materno la realtà dell’ambiente circostante: odio, amore, paura, ecc.
Alcuni di essi non accettano in alcun modo la loro morte. Diventano aggressivi e pieni di rancore verso i vivi. Altri entrano nella depressione o nella disperazione. Altri infine, ma sono pochi, hanno offerto a Dio la loro morte, divenendo martiri. Questi mi hanno detto di essersi battezzati nel loro sangue, in virtù della loro offerta a Dio, e di essere in paradiso. Ho compreso così che il battesimo di sangue opera in forza dell’offerta totale della propria morte e del sangue, unito al Sacrificio di Cristo. A parte queste rare eccezioni, la maggior parte dei bambini abortiti che ho incontrato, come dicevo, sta in purgatorio. Non ho mai visto bambini all’inferno.
Mi è stato spiegato che il transito nel purgatorio è necessario a questi bambini. Essi hanno bisogno di guarire dalle ferite profonde causate dal rifiuto dei genitori, e dall’aver sperimentato l’impossibilità di vedere la luce. Devono compiere un cammino di purificazione, talvolta doloroso. Ho conosciuto bambini abortiti veramente schiacciati dalla tristezza, dal senso di inferiorità, tormentati dall’idea di non essere stati amati da nessuno. Spesso mi hanno detto di invidiare i bambini che hanno potuto nascere, soprattutto i loro fratelli più fortunati che sono stati accolti dai genitori. Nei casi più gravi, li ho sentiti accusare Dio di non averli difesi. Tutto questo causa molti problemi anche ai vivi, dei quali parlerò a proposito della guarigione delle radici
I bambini abortiti mi hanno chiesto soprattutto il battesimo. Uno dei loro bisogni fondamentali, è quello di ricevere col battesimo anche un nome. Il fatto di non avere un nome, causa loro un dolore immenso dovuto alla mancanza di identità. “Dammi un nome!”, è la frase che mi sono sentita ripetere tante e tante volte. Chiedono un nome per sentirsi persone. Il più delle volte, non sanno neppure scegliere da soli un nome. “Dammi un nome!”.
Oltre al battesimo chiedono le nostre preghiere e desiderano che siamo per loro padri e madri. Molti bambini abortiti mi hanno detto di considerarmi loro madre in Cristo, e di considerare padri e madri spirituali quanti li aiutano ad inserirsi nella vita della grazia. I bambini abortiti hanno estremo bisogno che i loro genitori, che non li hanno accolti, si pentano e si convertano a Dio. Hanno bisogno del loro amore, della loro fede in Dio e della speranza. Si nutrono della vita dei loro genitori, se questi ultimi sono capaci di offrire se stessi a Dio per questi figli. Così i genitori riacquistano a livello spirituale la paternità e la maternità che hanno perduto nella carne. Questo facilita il cammino di offerta degli abortiti, ed essi a loro volta aiutano i genitori.
Dalle esperienze vissute, ho potuto osservare che i bambini abortiti, se accolgono la grazia battesimale e perdonano di cuore, compiono un cammino velocissimo verso Dio, giacché non sono appesantiti dall’esperienza terrena. Divengono così una schiera di eletti davvero imponente che è di grande aiuto ai vivi. Essi pregano per noi, ricambiando generosamente il nostro amore. Ho potuto personalmente sperimentare l’aiuto della loro preghiera. In visione ho visto tante volte la Madonna circondata dalle anime luminose di questi bambini entrati in paradiso, “i piccoli martiri di Maria”, come essi stessi amano definirsi.[1]
[1] Vedi “Oltre la grande barriera”, capitolo 7 “Le anime del purgatorio” pagg. 169-170
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