18.01.2025
La ribellione – parte prima
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
La grazia del Signore Nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
E l’amore del Padre, all’inizio di questo incontro, scenda su ognuno di voi. Il suo amore, che porta la vita, il suo amore che quando viene accolto allontana completamente l’energia disgregante, allontana da noi tutto ciò che porta verso un ripiegamento verso se stessi; il suo amore che quando dona il suo perdono fa risorgere ogni cellula del nostro corpo, fa ripartire l’armonia tra lo spirito, l’anima e il corpo, scenda su tutti voi. Che ognuno di voi lasci la libertà a quest’amore, ognuno di voi lasci cadere i propri pensieri, i propri problemi; ognuno di voi si prenda la gioia di vivere nell’amore del Padre, sotto il suo sguardo, nella sua mano; che ognuno di voi abbia questa fede, abbia questa certezza e che diventi testimone di quest’amore, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Sac.: Abbiamo riconosciuto a Medjugorje che avremmo iniziato questi incontri per accompagnare tutta l’opera di Maria Santissima, accompagnare le richieste, che ci vengono fatte da tutto il Cielo, di partecipare a questa opera e di vivere per portarla a compimento. Abbiamo davanti a noi Maria, Gesù, il Padre, lo Spirito Santo, che ci invitano, che ci pregano. A volte parliamo della preghiera, noi che chiediamo a Loro, ma possiamo imparare a vedere quanto Loro pregano noi: l’Infinito che prega il finito, il Creatore che prega la creatura.
Allora era doveroso – e lì l’abbiamo riconosciuto – continuare l’apertura di quella Porta, continuare il nostro servizio di ricapitolazione in Cristo di tutta la nostra vita, di tutte le cose che incontriamo, viviamo, di noi stessi, per aiutare quelle anime che in quest’anno, attraverso il Giubileo, hanno grazie straordinarie. Tra quelli ci siamo anche noi.
Ogni volta che ci incontriamo tutti insieme c’è una potenza particolare, ci sono grazie particolari, c’è una forza particolare. È quella forza, sono quelle vibrazioni che tutti testimoniate di toccare quando siete in questi incontri, come vi viene facile capire, come in quegli incontri saremmo disposti a trasformare la nostra vita. Sono quelle grazie che poi sembra che si ritirino, ma non si ritira la grazia, ci ritiriamo noi. Tutti insieme ci aiutiamo l’un l’altro senza saperlo a diventare un muro contro l’energia disgregante e quindi, siccome non siamo stupidi, sappiamo cosa scegliere: scegliamo l’energia primaria. Quando ci troviamo da soli siamo più deboli e l’energia disgregante passa e ci porta nella confusione, ci porta – uso una parola forte, non è così – nelle tenebre, non nel senso che diventiamo cattivi, ma non capiamo più così bene come prima, non ci è tutto così chiaro.
Allora, crediamo che facendo questi incontri, incontrandovi così nelle Case o dove siete radunati, tutti dobbiamo vederci nel Portale, siamo nel Portale. È come stessimo facendo un incontro a Medjugorje. E se continueremo a ripeterli – adesso vedremo con che frequenza – io sono sicuro che da incontro a incontro riusciremo a rimanere in quella grazia più facilmente, e questo è il primo aiuto che possiamo dare a tante anime.
Ricapitolare tutto in Cristo, per noi, vuol dire scegliere la vita. Quand’è che ricapitoliamo in Cristo? Quando scegliamo di vivere, di vivere, non di sopravvivere. Penso che tutto il nostro percorso ci abbia portato a questa trasformazione del pensiero, che vuol dire poi conversione, ma quello che avviene è la trasformazione di un pensiero; di un pensiero che torna di nuovo a funzionare come al momento del concepimento, a funzionare come Dio l’ha creato. Noi ce l’abbiamo il pensiero che parte dallo spirito, forte, pulito, il pensiero dei figli di Dio. Abbiamo un pensiero che ci può portare ad essere e a fare le cose che ha fatto Gesù Cristo – Vangelo, eh: «Farete cose più grandi di quelle che ho fatto io»[1]. Un pensiero che ci porta – sempre grazie al Cristo, sì – ad essere simili a Lui; che porta anche noi, come Dio, a partecipare alla creazione della Nuova Creazione. Dio pensa e crea, noi partecipiamo con un pensiero nuovo e trasformato, e anche mentre si trasforma è così: partecipiamo a questa creazione di un uomo nuovo, di un popolo nuovo, di una Creazione Nuova, di una vita nuova, un lavoro nuovo.
Allora, in questi incontri gli argomenti saranno sempre gli stessi che trattiamo e non può che essere così, perché quello che manca all’uomo non sono argomenti nuovi o stimoli nuovi: all’uomo manca di entrare pienamente a capire che è figlio di Dio, a capire le potenzialità che ha quel giorno che dice: “Sono figlio di Dio, ho tutto”. La trasformazione del pensiero sarà piena quando veramente in noi questo non dovremo viverlo sforzandoci, solo nella fede, come è adesso, non dovremo viverlo come desiderio di un amore verso di Lui come adesso, ma sarà naturale: “Sono figlio di Dio. Io sono”. Vale per Dio ma vale anche per noi: “Io sono”. Quello è l’arrivo.
Allora, come partecipare, ci siamo chiesti, a quest’opera di Maria Santissima? Abbiamo pensato di partire dall’inizio: peccato originale. È dall’inizio che Dio ha detto a Maria: «I tuoi figli schiacceranno la testa al serpente». È dall’inizio che nel pensiero di Dio c’eravamo tutti, come figli di Maria, chiamati a partecipare a quest’opera, chiamati ad essere coloro che trasformano il proprio pensiero a favore di tutta l’Umanità, dalla Genesi quando avviene: «La stirpe della Donna schiaccerà la testa…»[2]. Chiaramente non era Eva in quel momento a cui Dio pensava, era Maria Santissima.
Il peccato originale ha frammentato il nostro pensiero, l’ha distrutto. Attraverso quella non risposta di Adamo ed Eva – parlo di loro ma sappiano che erano più coppie – il nostro pensiero si è frammentato ed è nata dentro l’uomo – ne parleremo meglio oggi – un qualcosa che dovremmo chiamare per nome: una “ribellione”. E’nata la paura, perché lì è nata la paura di Dio, Dio che entra e dice: «Dove siete?». Si erano nascosti. «Ci siamo nascosti perché siamo nudi»[3]. La paura. È tutto lì, l’origine ha tutto lì, e ognuno di noi l’ha passata. Anche se abbiamo detto sì al concepimento, entrando nella Terra, su questo pianeta, ognuno di noi ha passato questa fase, ognuno di noi, perché il peccato originale ha portato a una smemorizzazione. Quindi anche chi ha detto sì come penso noi – debole, forte, non lo so, ma un sì – però viene smemorizzato. Il peccato originale ha questa potenza. Però la trasformazione del pensiero e la nostra vita hanno la possibilità di risvegliare tutto ciò che in noi è seminato.
Med.: Il peccato originale ha frammentato il pensiero. Aggiungo solo che da questa frammentazione ne è conseguita una chiara divisione tra spirito, anima e corpo, che noi dobbiamo recuperare. Recuperare l’unità e l’armonia. C’è stata, anche, una frammentazione della nostra identità, dell’identità dell’uomo. Quindi, facciamo fatica a ritrovare la nostra identità e ad essere una sola persona in tutto quello che viviamo e che siamo, a non essere diversi quando lavoriamo, quando viviamo con la famiglia, quando ci divertiamo.
Sac.: Di questo ne parleremo meglio oggi, perché questa frammentazione, così come diceva Luisa, parte comunque tutta da quella ribellione, perché con la venuta del Cristo – e se parliamo per noi ancora di più, con tutte le grazie di questi duemila anni, tutte le grazie di questi tempi – non possiamo prendere la scusante: ma c’è il peccato originale, ma c’è l’energia disgregante, ma ci sono le ferite, etc. Sono tutte fughe, perché dall’altra parte c’è Gesù Cristo, c’è Maria Santissima, c’è il Nucleo Centrale, ci sono gli strumenti straordinari. Metteteli su una bilancia: da una parte quello che può aver creato il peccato e dall’altra parte la grazia – non abbondante, di più – che arriva dal Cristo. Abbiamo già vinto.
Allora, noi vivremo questi incontri come persone che hanno già vinto. Ci siamo lasciati con un messaggio di Gesù a Medjugorje: “Insieme ce la possiamo fare”. Ce la faremo. Io voglio vivere così: insieme ce la faremo. Se anche toccheremo ancora stati d’animo, ribellioni, ma li tocchiamo per dirgli: “Li abbiamo già vinti”, non li tocchiamo per starci sennò è finita, insieme ce la faremo. Tempi terribili, sì, ma per noi tempi meravigliosi. Questo saranno tutti questi incontri.
Il pensiero disgregante – e guardiamolo solo per vedere come opera il male, non per analizzarlo – crea una divisione anche concreta. Guardate se c’è qualcosa di non diviso sulla Terra?! E’ tutto diviso: divisione di popoli, di lingue, di modi di vedere, divisioni di pensare. Io vi dico anche nelle religioni; i musulmani sono divisi: sciiti, sunniti…; i cristiani sono non frammentati, di più; gli atei: sono divisi anche loro, anche chi non crede è diviso chi in una corrente, chi in un’altra. Non c’è più un pensiero unico, è tutto diviso. Volete guardar tutte le divisioni? Sono divisi i buddisti in più correnti: quella thailandese, quella… , sono divisi gli induisti, sono tutti divisi. Ma se guardate anche la struttura della società è divisa, forma sette. La propria famiglia, il proprio paese. Guardate se non ci sono tra due paesi vicini divisioni, due famiglie vicine divise, tutto, tutto diviso. Poi c’è divisione anche nella famiglia, perché stanno insieme per modo di dire, infatti basta una questione di eredità, si sparano! Tutto questo è frutto del pensiero frammentato.
Noi parliamo di un pensiero nuovo e abbiamo un cardine: la comunione. È l’opposto. È un pensiero che unisce, non è un pensiero che diventa “tutti la pensiamo uguale”. Tutti abbiamo lo stesso spirito ma anche nelle diversità unisce, raggruppa, diventa una forza, diventa armonioso. Tante identità ma unite. Si può vedere come l’azione di Dio è sempre per riportarci a quello che eravamo prima del peccato originale, perché dobbiamo diventarlo alla fine dei tempi. La Creazione Nuova è tornare a quello che era prima, anche più bello, perché ci sarà tutto il sacrificio dei figli di Dio in mezzo, tra una cosa e l’altra.
Collaborare con Maria Santissima nel suo progetto e ricapitolare in Cristo, vedete che ha proprio come base la comunione che unisce ogni settore della vita, la comunione che permette di vivere. Diceva prima Luisa, siamo divisi: quando lavoro sono una persona, quando prego sono… No! In questo modello nuovo io sono sempre lo stesso, e il lavoro, la scuola, la famiglia diventano un aiuto a esser me stesso. Non un aiuto a stare bene noi: un aiuto alla comunione. Questa è la globalizzazione sana, non quella che fa di tutto un fascio. Isolarsi – l’ho detto all’inizio rispetto alle grazie dei nostri incontri e lo dico nella vita – vuol dire scegliere di sopravvivere, vuol dire non avere voglia di passare in mezzo alle fatiche di questa comunione, in tutti i suoi livelli.
Guardate che anche il Purgatorio – è l’unico che ho lasciato fuori – è tutto diviso. In Purgatorio hanno già incontrato San Michele, hanno già incontrato Gesù Cristo, vedono le cose, eppure anche lì sono divisi, tutti concentrati su loro stessi. Perché? Perché il pensiero non trasformato non finisce con la morte. Anche in Purgatorio il loro pensiero è ancora un pensiero vecchio, ancora legato alle cose vecchie, legato alle cose della Terra, alle sue ferite, alle sue situazioni. Quindi, quello che abbiamo scelto noi, che è di offrire la vita perché Dio liberamente possa trasformarci, diventare strumenti di salvezza, diventare sacramento, personalmente e come Fondazione, vuol dire vivere da figli di Dio, vivere la Vita. Non vuol dire però “qui non avrò più problemi, starò benissimo”, no! Vuol dire credere che io possa vincere, io passo e lo faccio qui per non farlo in Purgatorio, e lo faccio qui a favore delle anime. È importante questo, perché se anche io facessi questo percorso col puro scopo di stare bene io, è ancora un pensiero vecchio, perché è un pensiero egoista, e l’egoismo non ci sarà nella Creazione Nuova.
In tutto questo, quello che adesso è entrato con sempre più forza – sono quattro anni che Gesù è in mezzo a noi – è questa guida di Gesù, che ha promesso di guidarci passo-passo e che, io penso, adesso possiamo vedere concretamente. Abbiamo avuto delle chiare risposte che stiamo andando bene, per quel che riusciamo, perché davvero il Signore ci guida, adesso continuiamo però e Lui non mancherà di dirci cosa fare. Chiaramente quando ci dice cosa fare dobbiamo anche farlo. Qualsiasi momento ci fermassimo lo capiremmo anche perché si ferma Lui. Non spenderebbe tempo nel dirci quello che non mettiamo in pratica.
Torno al peccato originale. Guardate che alla base di quel peccato c’è stato il desiderio di conoscere oltre ciò che Dio mostrava. Dio aveva dato un percorso, aveva detto[4]. L’uomo voleva conoscere di più, voleva sapere il perché, voleva andare anche oltre quello che gli era stato detto. “Ma perché non posso toccare quella roba? Perché non devo sapere meglio come funziona il male?” Perché il trucco è stato proprio lì. “Non ti serve di saperlo”, gli ha detto, “vivi nel bene, sappi che c’è, stacci lontano”. No, voleva sapere di più. Lì è partito l’esoterismo! Questo sapere di più, conoscere di più: “ma perché? ma perché questo? ma perché quello?”, è già l’inizio dell’esoterismo, è già entrare ad avere a che fare col Male. Noi col Male non dobbiamo averci a che fare, sappiamo come si muove. Dobbiamo ignorarlo, in un certo senso. Tu sai che cos’è, sai com’è ma non metterti a discutere, né per mandarlo via, né per sapere, lascialo perdere.
Quella conoscenza che deriva da quel livello, comunque la guardiate, porta sempre a una cosa: ti lega, ti imprigiona, ti porta anche solo a un bisogno di voler sapere, a un bisogno di capire, cioè ti mette in una gabbia, ti mette in una prigione, ti mette in agitazione. Il sapere di Dio, la conoscenza di Dio, ti mette sempre in pace. Anche quando tu capisci che non sai niente, tu stai in pace, perché non ti serve di sapere, perché sai di essere nelle mani del Padre. A me non serve di sapere. L’unica cosa che devo sapere, e quella la so, è che Dio mi ama. L’unica cosa che devo sapere è che Dio si prende cura di me. L’unica cosa che devo fare è permettergli di amarmi. Basta. Poi a me, “perché, non perché, e perché è così, e perché è cosà…” se voi guardate, quando entrate in quei perché non entrate in agitazione? Questa non è conoscenza. La conoscenza di Dio libera, ti mette nella gioia, svezza “come un bimbo svezzato nelle mani del Padre”[5], non sta a preoccuparsi. Vive e basta. Vive quello che il Padre gli mette davanti.
Guardate che per noi queste frasi che conosciamo a memoria è giunto il momento di viverle, perché sempre a Medjugorje il Padre ci ha chiesto di occuparci di quello che Lui sta facendo, non di quello che vogliamo fare noi, di quello che pensiamo noi, di quello che si muove dentro di noi, di quello che sono i nostri progetti. Lui ci ha detto: “Io sto facendo nuova ogni cosa, occupatevi di quella”. Quindi se vogliamo vivere “come bimbi svezzati (in mano) in braccio a sua madre” dobbiamo vivere così.
In questi anni – penso gli ultimi tre, quattro in maniera particolare – abbiamo avuto anche momenti dove si diceva: “tutto sta venendo alla luce”, dentro di noi per primi, perché deve venire alla luce tutto nel mondo; verrà nell’Universo ma cominciamo dal nostro mondo. Per essere evangelizzato tutto deve venire alla luce. Nella misura in cui Gesù avanza, tutto viene alla luce per vedere tutto il male che ho subito, tutto il male che c’è in me, tutto il male che c’è attorno a me affinché ci si liberi, si risorga. Venire alla luce perché anche in quei momenti noi diciamo: “Io scelgo la vita”, punto. Poi sarà Dio a vincere. Gesù ha vinto il mondo e lo ha vinto per noi e lo vince ogni giorno. Quella è la nostra: vivere da risorti. Vivo da risorto lì in mezzo, nella fede.
In maniera particolare, vivere da risorto fino ad andare a sconfiggere il peccato originale, – lo fa Gesù – vuol dire anche vincere la morte che è alla base di tutte le paure. Possiamo farlo.
Nella Genesi, quando avviene quel peccato, partono quelle conseguenze dove ci siamo trovati e nella quale è la nostra azione: «Nel dolore partorirai[6], […] con fatica lavorerai, la terra ti darà spine, ti darà… fatica[7]». È la conseguenza della scelta libera che l’uomo ha fatto. Però non è la condanna o il castigo che Dio ha dato. In questa conseguenza Dio ci ha messo già la riparazione, perché comunque la fatica e il dolore sono già riparazione, sono già bontà di Dio. Passare lì dentro è già espiazione. Come l’abbiamo visto noi in lungo e in largo è espiazione per tutti. Accolto, offerto diventa redentivo. Accolto e offerto è sublimato, accolto e offerto è libertà, non solo per noi, ma per tutti, perché è quello che ha fatto Gesù: l’ha accolto e l’ha offerto. Comunque, è sempre espiazione, quindi già in quell’atto si vede comunque la prima azione dell’amore di Dio: “Hai scelto questo, però io anche a questo fornisco la possibilità che sia redentivo”.
Med.: Premetto che abbiamo pensato di fare due incontri brevi; quindi, poche parole che permettano di depositarsi, quindi aggiungo solo una cosa. Come diceva Mauro, il peccato originale ha smemorizzato, ha prodotto frammentazione, ma noi vediamo un altro aspetto che il peccato originale ha creato: è il vuoto, lascia un vuoto, uno spazio vuoto dentro di noi. E questo spazio vuoto non è il vuoto sano di cui noi parliamo per permettere a Dio di entrare, ma è un vuoto malato che ci induce a creare un pensiero nostro. E poi vedremo che questo pensiero nostro è quello che può portarci anche, appunto, a ribellarci. Ne parleremo oggi.
Sac.: Sì. In questi anni, il Signore ha fatto uscire per riempire di Spirito Santo. Nel peccato originale invece s’è creato un vuoto della non-memoria, un vuoto che è stato riempito dal nostro pensiero, dalla nostra forza, dai nostri desideri, è stato riempito dall’egoismo, dai bisogni – metteteci tutti questi passaggi qui. In questi anni invece era una liberazione da tutto questo per essere riempiti dallo Spirito di Dio.
Med.: Voglio sottolineare che quello che noi diciamo, lo diciamo perché lo sperimentiamo su di noi per primi, su noi eh!; lo vediamo nelle persone, quindi non sono mai concetti astratti, credo che ognuno di voi ci si possa ritrovare. Allora questo vuoto crea un distacco interiore da Dio. Penso che ognuno possa sperimentare che in quei momenti vogliamo andare dappertutto col nostro spirito, con la nostra mente, eccetto incontrare Dio, che sarebbe l’unica cosa che dovremmo fare.
Sac.: Però incontrare Dio non come vogliamo noi – perché io credo che noi stiamo parlando a persone che hanno camminato, quindi possiamo toccare queste cose – incontrare Dio non perché io vado davanti al Santissimo, incontrare Dio come Dio è venuto incontro a te, perché il primo passo lo fa sempre Dio. Invece spesso Dio viene verso di noi, noi ci giriamo e corriamo davanti al Santissimo. Vi dico cose che vediamo. Dio lo incontri quando fai quel percorso che è previsto per te, che è il tuo percorso, è l’unico, è l’unico percorso di salvezza. Tu devi solo fidarti e fare questi scatti: “io credo”, poi è azione di Dio, non è più azione nostra.
C’è il pericolo di farsi la propria spiritualità, è la comunione che non lo permette. C’è il pericolo di farsi la propria idea, il proprio progetto, che può essere personale o può essere anche un progetto grande … di cambiare il mondo, di fare …, ma è il tuo. Esperienza anche fresca: Dio parte anche dai nostri progetti e te li spinge anche, però arriva un momento – sempre – che tu devi consegnare tutto, anche il tuo progetto, se vuoi che sia quello di Dio. Ma anche su cose … voglio essere sacerdote, voglio sposarmi, vogliamo costruire una casa nuova per il Signore. Hai un fuoco che devi farla, ma arriva il momento che ti dice: “Ok, io la voglio, ma vuoi che sia secondo la tua idea o secondo la mia?”, “Eh, ma era così bello il mio progetto…”, “È bellissimo. Ma sarà più bello il mio o il tuo?” Non ti dice che è brutto perché non è brutto, ma: è più bello il tuo o il mio? Sarà più completo il tuo o il mio? E lì è bello riconoscere: “sono creatura, ho bisogno di un pensiero più largo”. Nessuno di noi ce la fa da solo, nessuno di noi ha tutta la luce. Tutti abbiamo un pezzetto che, messo insieme, vediamo la luce, ma nessuno di noi può aprire una strada da solo, nessuno. Non è più tempo di un santo che apre una strada, è tempo di una comunione.
Scelta dell’argomento: come nasce in noi e come approcciarsi
Med.: Ecco, io volevo dire una cosa, perché mi rendo conto – soprattutto per l’argomento di oggi pomeriggio, che è quello della ribellione – che sono argomenti abbastanza forti. Allora io vorrei dirvi come nasce in noi il fatto di parlare di un argomento piuttosto che di un altro, abbiamo infatti un’infinità di argomenti, e come chiediamo ad ognuno di voi di approcciarsi a quello che diciamo.
Non ci mettiamo mai a tavolino con mille argomenti tra le mani e ne scegliamo uno. Non funziona così. Per questo incontro vi posso assicurare che facevamo fatica a trovare qualcosa di cui parlare. Ne abbiamo visti tanti e non ci riuscivamo. Poi, a un certo punto, quello che comprendiamo, è che, per grazia, grazia ricevuta, pura grazia, lo Spirito Santo ci illumina su un qualcosa e quel qualcosa è quello che noi crediamo in qualche modo il Signore ci chieda, insieme ad un muro che c’è, e che il Signore insieme ci chiede di buttare giù. Tanto è vero che quando ci è venuto in mente l’argomento sono anche partiti tutto quello che avremmo potuto dirvi; prima abbiamo visto tante robe ma non ci usciva niente.
Allora, alla luce di questo, quello che vi chiediamo è di avvicinarvi a queste cose con tanta umiltà. Tanta umiltà nel pensare che nessuno di noi può essere escluso nel credere che è un’azione di Dio e un’azione dello Spirito Santo per guarire tutti noi – come diceva Mauro: “Insieme ce la facciamo” – con quell’umiltà che non è affossarci, e allora dire: “Oh, mamma, io son così schiacciato dal peccato originale, io sono ribelle, ecc. ecc.”, ma è di dire: “Ti ringrazio, Signore, perché nella sincerità, nella comunione, Dio mi fa fare dei passi avanti”. Ecco, questo ripeto, anche perché lo sperimentiamo noi prima; quindi, sappiamo quello che vi stiamo dicendo.
Sac.: Sì. Aggiungo – visto che ha toccato come mai l’abbiamo scelto – quella illuminazione che Luisa dice dello Spirito Santo, cos’è? Non pensate sia un sogno, sia qualche fenomeno straordinario. Ci passiamo per primi. Perché ribellione? Perché… ci siamo ribellati! Parliamo di uno stato d’animo, lo passiamo dentro di noi. Vi possiamo parlare di vittoria? Sì, perché abbiamo vinto. Vi posso dire: con Gesù ce la fate? Sì, perché ce l’ho fatta, sennò vi dico teoria. Allora non è che noi siamo esenti da tutte quelle cose… Ti svegli la notte…? Eccome!… L’unica cosa che riesci a dire: “Io credo”, punto. “Io credo”. A che cosa? Non lo so, ma io credo e basta. E vai avanti.
Med.: Sì. Praticamente noi le viviamo e poi le scriviamo. Ricordarcele per poterle ridire quindi, è come quando un medico prova che cosa vuol dire una malattia, allora poi la capisce negli altri e sa come uscirne, soprattutto come vincerla, ecco. Però poi oggi pomeriggio il resto.
Sac.: Vi prego di vedere, quando io vi ho parlato: “Gesù ci guida, Gesù è qui, Gesù…” non pensate sia solo perché ci arriva il messaggio. Ci guida perché ci mette davanti queste cose. Come potevamo noi partecipare all’opera di Maria con le persone che passano la porta di san Pietro? Così… passando dentro a queste cose qua, sennò è troppo comodo dire: io mi offro per quelli che passano a san Pietro. Di la’ passa un poveretto chissà in quale prova e io sto bene e gli dico: “Io prego per te”. Cioè, se mi avesse davanti mi manda a quel paese, ha ragione. Io ci passo dentro, allora lo metto nella condizione di scegliere. Non posso portare il suo peso, posso metterlo nella condizione di essere libero per un attimo, lui deve dire: “Lo voglio”, a me, il suo peso vien tolto, poi diventa cosa sua. Non so se si capisce cosa voglio dire.
Allora, tutti questi percorsi, tutto quello che diremo non è più per stare a girare attorno a quelle cose, è tutta vita di resurrezione. È tempo di vivere da risorti, che non vuol dire non avere problemi, però siamo risorti, però siamo figli di Dio. Possono anche oggi nascere in me tutti i problemi ma io so che li ho già vinti, anche se ci morirò insieme, ma io li ho già vinti. Non mi seguiranno di là, li vinco qua. Li ho vinti perché ci credo, non perché non li ho più, perché ci credo. Resteranno qui a marcire sulla Terra, non verranno con me.
Penso che per stamattina vada bene così. Ora avete un po’ di tempo per la riflessione e la preghiera personale, per la condivisione durante i pasti. Oggi ricominciamo.
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A tutti quanti partecipano insieme a noi a questo incontro e vogliono essere battezzati, io vi battezzo col nome di “Maria” e “Giuseppe”, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Vi assolvo dai vostri peccati, dai vostri limiti. Imprimo su di voi il sigillo dello Spirito Santo. Vi dono il segno del trionfo del Cuore Immacolato di Maria e vi unisco alla Chiesa di Gesù Cristo dell’Universo. E ti comando ancora una volta, Lucifero, di andare con la tua chiesa nera, coi tuoi demoni, coi tuoi dannati, con gli arcidemoni, falsi profeti, gli anticristi, allontanati dai figli di Dio e vai nello stagno di zolfo, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Che la tua benedizione, o Signore, accompagni ognuno di noi e accompagni questi fratelli, queste sorelle a sentire il tuo amore. Li accompagni a vedere la tua presenza viva, e li accompagni a risorgere da dove devono ancora risorgere, faccia vedere loro tutto il bene che viene seminato sulla Terra anche attraverso di noi, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
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Sac.: Una testimonianza recente.
Il 24 dicembre, mentre noi passavamo la Porta a Medjugorje, c’erano delle persone, addirittura dall’altra parte del mondo, quindi con orari diversi, abitudini diverse, che pregavano, e queste persone – siccome ci avevano incontrato una volta Medjugorje – hanno la cartolina della nostra casa di Medjugorje, e la tengono lì davanti al loro altare, fa parte del loro modo… Beh, hanno testimoniato che si son sentite in spirito nell’anfiteatro e hanno visto tantissime persone vestite di bianco. Penso che eravamo noi che passavamo insomma, oltre a tanti altri, ecco. Erano solo due, va be’, comunque.
Med.: Sì, e poi – questo lo testimoniava Stefania Caterina – da quel passaggio in avanti l‘anfiteatro si è riempito di… storpi in tutti i sensi, ciechi, zoppi ecc., tutti quelli di cui parla il Vangelo. Si è riempito! Per cui abbiamo proprio aperto le porte a tutta l’umanità che lì è arrivata.
Sac.: Sì, l’abbiamo già detto. Sempre Stefania Caterina, dopo che siamo passati, ci ha riferito proprio che noi abbiamo aperto ‘tutte’ le Porte della Terra, non solo quelle di Roma eh! Dice è stata fatta una cosa grande, si sono aperte tutte. Adesso devono solo desiderare di passare… Come possiamo convincerli noi a desiderare? Vivere da risorti.
Grazie e a dopo.
[1] Cfr. Gv 14, 12
[2] Cfr. Gen 3, 15
[3] Cfr. Gen 3, 9-10
[4] Cfr. Gen 2, 16
[5] Cfr. Sal 131, 2
[6] Cfr. Gen 3, 16
[7] Cfr. Gen 3, 18-19