Incontro LITURGIA
Prima parte 02/12/2017
Oggi vorremmo scambiare, condividere con voi a proposito della liturgia e sulla partecipazione alla liturgia celeste. Ho detto scambiare, perché non vorremmo fare una catechesi; vi spiegheremo i passi della liturgia cercando di penetrare a che cosa porta la liturgia. La liturgia è un’azione di vita, la liturgia porta la vita, la liturgia è la vita, vita da condividere insieme. Anche Maria negli ultimi messaggi ha sottolineato “vivere o sopravvivere” e noi abbiamo scelto di vivere; la liturgia è la vita. Tutti siamo abituati a pensare alla liturgia come a un momento, al momento della Santa Messa ma non è così. Sappiamo che la liturgia del Cielo è perenne e che ogni Messa si inserisce e attinge alla liturgia del Cielo, perché in cielo la vita è una messa continua. Allora fin dall’origine, fin dalla Creazione, la liturgia è vivere il nostro Signore. Noi siamo stati creati, pensati, amati, desiderati e voluti da Dio per stare in eterno con Lui e celebrare in eterno la Vita. Quella che noi chiamiamo Messa ha tanti nomi ma il suo vero nome, il cuore è il sacrificio di Cristo e credo che sia sempre più importante, per noi, chiamarla così. Ormai ci sono sempre più Messe celebrate in tanti modi: in unione con protestanti, in unione con diverse professioni religiose e chiamano tutto liturgia, per loro tutto è Messa. Noi celebriamo il sacrificio di Cristo, e questo, può celebrarlo solo chi si unisce a Cristo. Il sacrificio di Cristo è un momento, ma è il momento che dovrebbe aiutarci a vivere la liturgia perenne tutto il giorno, giorno e notte. Ancora una volta vedete qual è il punto? E’ La scelta che io ho fatto della mia vita. Allora se la mia vita è Dio, Dio è tutto e tutto ciò che faccio lo faccio in funzione di Dio, per arrivare a Dio, per conoscere Dio, per amare Dio. Oppure scelgo di avere una vita e ogni tanto chiedo a Dio di aiutarmi, mi rivolgo a Dio, cerco il modo per vivere il meglio possibile, cercando anche il modo per piacere a Dio. È su queste scelte, sullo scegliere se offrire veramente la vita a Dio, che cambia tutto. La testimonianza che vorremmo portare, e credo che sia la stessa per ognuno che si definisce popolo nuovo, è dire: la mia vita è una liturgia perenne. Non vuol dire che sono santo, che non sbaglio, che non pecco, vuol dire solo che tutto quello che vivo, anche con i miei limiti, con i miei passaggi, le mie cadute, lo vivo in funzione del Figlio di Dio. Il particolare, però, dire “in funzione del Figlio di Dio” oppure “nella mia vita ci metto Dio”, fa la differenza, cambia tutto perché, se vivo la mia preghiera in funzione di Dio, è una preghiera continua e se vivo la preghiera in funzione di Dio posso capire tutte le Scritture, posso capire il Vangelo, posso capire San Paolo. Al contrario se invece cerco di mettere, incastrare Dio nei miei schemi è difficile comprendere le scritture e a volte bisognerebbe strappare alcune pagine del Vangelo. Quando San Paolo dice: “Pregate incessantemente[1]” non intende dire di continuare a pregare “Padre nostro, Padre nostro, Ave Maria” ma intende dire che la vostra vita è preghiera; “inneggiate, cantate inni[2]” che non è solo cantare le canzoni ma vuol dire che tutta la mia vita deve essere un inno a Dio, un ringraziamento da quando apro gli occhi a quando vado a dormire; questa è la liturgia. Per fare questo ho bisogno dell’Eucarestia, ho bisogno del sacrificio di Cristo. Andando avanti vedremo i passi della Messa, cercheremo di andare avanti passo per passo e vi prego, fate domande, intervenite, perché così ci aiutate; se no diventiamo quelli che spiegano e quelli che ascoltano e non deve essere così, perché vogliamo viverlo insieme questo scambio. Perché abbiamo scelto questo argomento? Perché credo che le cose che tutti diamo per scontate sono forse quelle che conosciamo meno. Tutti pensiamo di sapere cos’è la Messa e invece quando ti metti a guardarla, a meditarla, passo per passo, scopri che ha una ricchezza di cui non ti eri reso conto. E in questo tempo, che sappiamo come sta correndo veloce, il saper vivere bene il sacrifico di Cristo penso che sia il modo migliore di camminare, il modo migliore di scoprire la nostra identità, di portare una testimonianza, di essere cristiani, senza voler portare tante ragioni, perché le nostre ragioni saranno la nostra vita. Sarebbe bello che ci giudicassero per come preghiamo, per come cantiamo, per come ci amiamo.
INTERVENTO: È sufficiente avere il desiderio di vivere per Dio, in Dio? Non inserirlo nella nostra vita ma di essere noi a entrare nella Sua?
RISPOSTA (M): Il desiderio in un certo senso è tutto, perché se dipendesse da noi non saremmo in grado nemmeno di alzarci al mattino. Non dimenticate che diamo per scontato che noi respiriamo e apriamo gli occhi. Ma chi ti fa aprire gli occhi? Chi ti dà la capacità di respirare? Non hai nessun merito di riuscire a guardare tuo marito e parlare con lui; è una grazia. Siamo sorretti in tutto e per tutto dallo Spirito Santo, da Dio, dal Vortice Trinitario. Quindi il mio desiderio di essere immerso completamente in questo Vortice è l’unica cosa che posso fare io, poi tutte le azioni le compie Dio. Certo, in ogni azione deve esserci il mio sì, perché, in ogni azione, ho la libertà di scegliere o per il bene o per il male, sempre, sono libero e posso avere questo desiderio ma poi, magari, quando si presenta l’occasione faccio tutto l’opposto, ma anche questo non è un problema se lo ammetto, se riparto.
RISPOSTA (D): Continuando con questa introduzione, credo che ci faccia molto bene guardare la liturgia da un punto di vista universale. Infatti, la religiosità ha così impregnato il popolo, che se iniziassimo a parlare della liturgia, considerando solo la Messa in sé, come una sequenza di passaggi che portano al Corpo e al Sangue di Cristo, rischieremmo di restare intrappolati in quella che è una mentalità vecchia. Credo che dobbiamo partire sempre da una dimensione universale della vita, dalla creazione prima di tutto che, collegandoci con l’introduzione fatta prima, parte dal trono di Dio. Sappiamo che la creazione era prevista affinché angeli e uomini potessero vivere in comunione tra loro a servizio dell’azione che parte dal trono di Dio: infatti angeli e uomini avrebbero dovuto, fin dall’inizio, regnare insieme al loro Creatore. Allora qual era il volere di Dio fin dall’inizio? Era che tutta la creazione facesse sempre ritorno alla fonte, al Creatore. Ecco la liturgia è la vita, perciò la liturgia è la partecipazione a questo disegno di Dio che trova il suo culmine, il suo compimento, in quello che è il percorso della Messa, della Santa Messa, ma se prima non c’è il vissuto della mia vita, della mia apertura all’azione di Dio e di quello che Dio sta facendo con me ogni giorno, in ogni momento, a partire da quel desiderio di essere unito alla vita di Gesù Cristo, il rischio è che la Messa o la partecipazione alla liturgia del Cielo, diventi un rito perché non porto la vita. Ecco allora per questo è fondamentale guardare la partecipazione alla liturgia del Cielo con questa apertura alla vita; per capire come proseguire insieme per arrivare a pensare in modo nuovo. Il rischio altrimenti è che io partecipo alla Santa Messa con un obiettivo diverso da quello che vuole fare Dio, con un orientamento diverso da quella che è l’azione di Dio. L’azione di Dio in ogni santa Messa è quella di liberare sempre di più la vita perché la deve salvare, è la nostra vita, quel germe che c’è dentro di noi, che Dio viene a servire. Infatti Gesù ha detto che chi crede in Lui sarà unito a Lui e così anche il Padre e lo Spirito Santo verranno e lo serviranno: la Trinità viene per servire ognuno di noi, lo fa sempre e, in modo particolare, lo fa quando ci uniamo a Dio con il desiderio di donare tutto a Gesù Cristo. Parte allora una nuova azione trinitaria che, ci coinvolge, per venire dentro di noi a servirci: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo servono la vita in ognuno di noi. Gesù Cristo viene e ci lava i piedi, ci ama fino in fondo. Perché? Perché la vita vera parta dentro di noi: questo è l’obiettivo di ogni Santa Messa ed ecco perché entriamo in un modo e usciamo trasformati, perché il servizio di Dio verso di noi è un servizio alla vera vita. Allora quando abbiamo come obiettivo questo, ci inseriamo e partecipiamo alla Santa Messa con tutta l’azione delle grazie che partono dal trono di Dio.
RISPOSTA (M): Sì, la liturgia è la vera vita e, come dicevamo prima, non è la vita che stiamo vivendo adesso. La vera vita è la vita eterna, la vera vita è la vita che abbiamo presso il Padre e come sarà non lo sappiamo. San Paolo dice: “ Sappiamo solo che quando verrà saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è”[3]: saremo simili a Gesù ma non sappiamo come sarà la vita nella creazione nuova, non sappiamo com’è il Paradiso. Spesso purtroppo, quando capita di andare a qualche funerale, la tipica frase che si sente è: “non è mai tornato nessuno a dirci cosa c’è di là” questo è triste, è molto triste per i cristiani. Sappiamo che saremo simili a Gesù, se veramente Lo amiamo, se veramente crediamo che è il Figlio di Dio e se riusciamo a contemplare la Sua vita così come l’ha creata. Gesù è venuto a mostrarci il volto del Padre e l’idea di essere simili a Lui dovrebbe bastarci per riempirci di tutte le gioie, per avere la pienezza di tutto quello che ci serve. La vita così come la conosciamo noi adesso è stata sporcata, alterata e cambiata dal peccato originale. Con il peccato originale sono entrate le leggi: “Col sudore faticherai, nel dolore partorirai”[4]: prima non era così e dopo non sarà così. Vi dico che tutti i guai, i problemi iniziati prima di Cristo e soprattutto tutti i guai che sono iniziati dopo la prima venuta di Cristo, purtroppo, ci sono e sono nati proprio perché i cristiani non credono più alla seconda venuta di Gesù e non credono alla realtà della creazione nuova; si è spenta la speranza. Se si spegne la speranza si spegne la vita. Tutta la nostra vita come la conosciamo, anche quella dei sistemi religiosi, è tutta sotto il giogo dello spirito del mondo, tutta inquadrata, incasellata, incastrata nello spirito del mondo e tutti sappiamo dal Vangelo, in particolare dal Vangelo di Giovanni, chi è il principe di questo mondo. Tutti siamo incastrati nello spirito del mondo. Come cristiani siamo chiamati ad iniziare ad uscire dallo spirito del mondo, per aiutare poi anche gli altri a farlo. Questo è l’unico compito che dovrebbe avere un cristiano: liberarsi per liberare i prigionieri, lasciarsi liberare da Gesù per testimoniare a tutto il mondo e all’universo che si può essere liberi.
La Santa Messa, il sacrificio di Cristo, scende nelle nostre profondità, come dicevamo prima, a liberarci, a ridonarci la vita. Siamo creati a immagine e somiglianza di Dio. La Madonna a Medjugorje ha detto: “Sul vostro volto deve apparire il mio volto”. Come siamo lontani! Però non possiamo accontentarci di sopravvivere. Torno a ridire che, secondo me, il guaio dei cristiani è che la Chiesa cattolica si è accontentata, è come se avesse rimandato il problema, come a dire “dopo la morte vedremo”. Noi invece siamo chiamati da ora a vivere il regno di Dio, non è vero che dobbiamo aspettare la morte, la morte sarà una grazia, l’ultima, quella che ci libererà dal peso del corpo e ci porterà pienamente a vivere tutto quello che dobbiamo già aver assaporato, gustato, sentito. Dobbiamo toccare il Verbo della vita, dobbiamo vederlo, dobbiamo sentirci amati e amarlo, se no, che senso ha la vita? Non ha senso. Il ritorno del Signore Gesù, la Sua seconda venuta, sarà dare compimento a tutte queste realtà che devono già esserci in noi. Non tornerà a spiegarci come ha fatto la prima volta, non ci dirà più tutti i passaggi come ha fatto la prima volta, non verrà a mostrare il volto del Padre come ha fatto la prima volta, verrà a dare compimento a ciò che c’è dentro di noi. Il Suo grande amore ha fatto sì che Gesù rimanesse nell’Eucarestia, per fortuna. Cristo ha dovuto nascondersi perché non avremmo sopportato la Sua presenza; le vibrazioni che il Figlio di Dio porta ci avrebbero annientati. Allora Gesù si è nascosto in un pezzo di pane, in un po’ di vino, ma è Lui, è la Sua vita e quella Vita viene a generarci dentro ma nella misura in cui partecipiamo al Suo Sacrificio; non è un rito magico. A volte abbiamo partecipato come fosse un rito magico. Lui è la Vita e ci ridà la vita. Nella Messa avviene tutto il Suo passaggio: l’offerta, la croce e la resurrezione e questo passaggio dovrebbe avvenire in continuo anche dentro di noi.
Spesso, quasi tutti, fanno celebrare una Messa per i defunti, che tristezza! È come se usassimo Gesù, il Suo sacrificio, a favore di un altro. È triste! E purtroppo la fanno pure pagare la Messa dei defunti: tutto ha assunto il sapore dello spirito di questo mondo.
RISPOSTA (D): Quando Gesù torna, come abbiamo detto, viene a dare compimento a quello che già c’è: “Quando tornerò troverò la fede sulla terra?”[5]. Ecco, a me viene una domanda da fare a ognuno di noi: siamo consapevoli che è già iniziata con noi la creazione nuova? Parliamo sempre, anche nel Credo “la creazione nuova che verrà”, però guardate che è già iniziata con noi la creazione nuova e Cristo viene a dare compimento a quello che è già iniziato. Anche i fratelli fedeli, quando verranno, come ci ha detto padre Tomislav, non verranno per soddisfare i desideri o le curiosità, ma verranno per dare compimento a ciò che, in ognuno di noi, è in Cristo e verranno a nutrire, a generare e a liberare quella Vita di Cristo che è in ognuno di noi. Come umanità siamo arrivati a un punto che, anche come popolo, più di così non riusciamo ad elevarci, possiamo agire nello spirito, portare nello spirito, ricapitolare nello spirito, vivere il sacerdozio regale al massimo in tutto ciò che portiamo, però, nell’umanità in cui ci troviamo, più di questo non riusciamo a fare, abbiamo bisogno dei fratelli fedeli. I fratelli fedeli, però, verranno e ci incontreranno nella creazione nuova che è già iniziata in ognuno di noi, per elevare quella dimensione, per portare vibrazioni più alte, in una frase semplice: verranno a liberare sempre più la vera Vita che c’è dentro di noi che è la Vita di Gesù Cristo. Allora credo che, ogni volta che camminiamo con questa apertura, diventa una gioia, diventa naturale riconoscere tutte le strutture che continuamente ci costruiamo e che continuamente inscatolano la vera vita. Guardate che tutte le strutture che facciamo, e siamo bravissimi a crearle, servono sempre ad inscatolare ciò che di più prezioso e di bello Dio ci ha donato e che continuamente vuole liberare. Perciò, anche in questo, credo che dobbiamo cambiare pensiero; cambiare pensiero nel senso di domandarci quale sia il vero male che ci facciamo. Il vero male è quello di cercare di passare sempre da una sicurezza all’altra: viene Cristo, ci toglie dalle sicurezze, libera la vera Vita e noi diciamo: “Ah, che bello!”, ma subito cominciamo a pensare, a rielaborare la situazione per passare in una sicurezza nuova. Invece il nostro pensiero cambia quando capiamo che la vita è fatta per essere libera: non c’è niente che può inscatolare e contenere la vera Vita. Allora quando viviamo in questo pensiero rinnovato, nella liturgia partiamo già col piede giusto. Anche il chiedere perdono, non è andare da Gesù e dirgli: “O Dio, cosa ho fatto! Ti prego perdonami ancora, perché magari non mi hai perdonato bene”. Invece, quando viviamo la liturgia aperti alla verità, partiamo già con l’atteggiamento giusto, perché già nel momento in cui iniziamo con il segno della croce: “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, parte già l’azione della grazia che prende quell’apertura alla libertà che è dentro di noi e la fa partire nel vortice trinitario. Allora, per guardare la liturgia da un punto di vista nuovo, per pensare in modo nuovo, ci aiuta avere questo sguardo universale.
RISPOSTA (M): Come ho detto prima, noi ragioniamo sempre secondo lo spirito del mondo. Anche in questo che stiamo dicendo, possiamo vedere lo scontro che c’è da sempre tra il bene e il male: tra Dio e Lucifero, tra Gesù e Lucifero. Celebrare la vita deve essere una lode, una preghiera, ma purtroppo questo avviene poco sulla Terra, perché il resto che ci viene proposto, il resto che non sia il celebrare la vita, spesso anche nel quotidiano, è celebrare la morte. Celebrare la morte chi avvantaggia? Lucifero, che cerca di copiare sempre Dio, infatti, anche lui ha le sue celebrazioni, ha le sue messe in cui avviene il sacrilegio dell’Eucarestia, l’offerta di vittime innocenti. A quelle messe vuole che i suoi seguaci portino la loro vita, una vita, però, vissuta al contrario di quello che dovrebbe vivere un cristiano. Noi viviamo la nostra Messa come sacerdoti regali, siamo quindi sacerdoti che portano il proprio vissuto, come abbiamo trascorso la giornata. Anche chi ha scelto Lucifero fa la stessa cosa. Se consideriamo il “pregate incessantemente”[6], che è un ringraziamento continuo a Dio, vediamo che sono poche le persone nel mondo a viverlo; invece, sono di più le persone che dalla mattina alla sera maledicono, bestemmiano, sono arrabbiati e questo va ad alimentare un vortice che è quello satanico. Le nostre benedizioni, invece, vanno ad alimentare il vortice di Dio: questi due vortici si scontrano in continuo. Sappiamo che il vortice di Dio è indistruttibile perché Dio è onnipotente, invece, Lucifero è solo potente e presto o tardi il vortice satanico sarà schiacciato e annientato grazie a tutta la Chiesa dell’Universo: i santi, gli angeli, gli Arcangeli, i fratelli fedeli e il popolo della Terra che si uniscono a formare questa Chiesa. Se tutto questo dipendesse solo da noi, senza la potenza di tutta la Chiesa di Gesù Cristo dell’Universo, noi qui non potremmo fare nulla, perché, come dicevamo prima, siamo arrivati a un punto in cui da soli non riusciamo ad andare oltre. Tuttavia abbiamo alle spalle, attorno e davanti tutta la potenza della Chiesa universale, la santità di tutti i tempi, ed è questa potenza che, con la Sua luce, schiaccia e annulla, le tenebre e il vortice di Lucifero: questo avviene tutti i giorni, in ogni momento, in ogni istante, giorno e notte: è una liturgia. In questa liturgia sono immersi i nostri stati d’animo, le nostre pesantezze, lo star bene, lo star male, la pressione arteriosa che va su e giù, tutto è sotto l’influenza di questo scontro. In certi luoghi, nel sacrificio di Cristo, vicino a certe persone o dove son vissuti certi santi ci sono vibrazioni elevate, mentre, dove sono avvenute situazioni opposte a queste, e magari noi non lo sappiamo, ci sono un altro tipo di vibrazioni. Considerate che non esiste un pezzo, un centimetro quadrato di questa Terra dove, in tutta la storia, non ci sia stato un omicidio; la Terra è tutta bagnata dal sangue dell’uomo, tutta. Pensate alle guerre, ma anche nelle famiglie. Non c’è un pezzetto pulito.
INTERVENTO: A conferma di tutto questo che state dicendo e se parliamo dell’ultimo messaggio di Gesù[7] nel quale ci dice di “perfezionare” noi stessi, voi, in questo momento, è come se steste dicendo “noi popolo nuovo della Terra siamo arrivati a un certo livello nel quale abbiamo bisogno di essere perfezionati e la Messa è la cosa più importante”. Sempre nel messaggio di Gesù quando dice “io verrò infatti a raccogliere i frutti dentro di voi”[8] significa: guardate che non siete alberi rigogliosi ma siete dei virgulti che in questo momento hanno messo le gemme, qualche fiorellino è diventato un frutto e perciò vengo a prendervi. È un po’ demoralizzante per i poveri umani perché ci viene anche detto che il tempo è poco.
Nel messaggio[9] ho trovato importante Gesù quando ci dice di stare attenti a quello che diciamo perché può rivoltarsi contro di noi e infatti è così. Il mondo, che Lucifero è riuscito a creare, ci mette davanti a certe situazioni dove vedi che tutti ammazzano, tutti rubano, c’è chi vuole distruggere il mondo e sono cose che automaticamente ti fanno sorgere dentro dei giudizi e giudichiamo. Credo che Gesù ci stia dicendo: attenzione, andateci piano, perché se queste cose avvengono devono avvenire, fanno parte del grande progetto, però è difficile non giudicare. Tutte le volte che sentiamo il male che c’è nel mondo, noi ci rivoltiamo dentro anche se abbiamo collaborato a crearlo. Siamo tutti responsabili di questa cosa.
RISPOSTA (M): Credo che sia vero quello che dici, però non mi butterei giù. Gesù sa meglio di noi le parole che deve dire per risvegliarci, sa che tutta la pressione che abbiamo attorno non è uno scherzo e sa che, anche se desideriamo fino in fondo essere di Gesù, anche noi siamo stati toccati dallo spirito del mondo, dal peccato originale e quindi ogni tanto deve provocarci per svegliarci. Domenica a Cristo Re, quando Gesù ha parlato[10], ha usato le parole di un Re, parla da Re, Lui è Gesù di infinita misericordia, ma è anche Re.
Io non credo che Gesù volesse solo dire “non giudicare, non …”, penso che, questo messaggio[11], se lo colleghi anche agli ultimi messaggi che sono arrivati, sia al messaggio di Maria[12] che a quello di Gesù[13], secondo me vogliono dire “svegliatevi” (se avessi parlato io avrei detto così). Gesù ci ha dato una data in questo Suo ultimo messaggio[14] e non le dà mai, in questo messaggio invece ci dice una data, è il 6 gennaio 2018, come a dire: “datevi una mossa, svegliatevi!”. Ci dice che abbiamo ancora tanto da fare, ma questo lo sappiamo, abbiamo sempre tanto da fare. A questo punto mi collego ancora alla Messa, visto che parliamo di quella. Lo dico per tutti voi ma anche per chi ci conosce meno: attenti alle parole. Noi diciamo di essere mariani ed eucaristici. Vi ho detto tante volte: in questi tempi di confusione, chi vi può dare la garanzia di sbagliare il meno possibile? Maria e l’Eucarestia. I sacerdoti potranno anche raccontarvi qualche fesseria. Mauro, Daniele, padre Tomislav, chiunque, vi potranno raccontare anche qualche fesseria, ma finché vi portano a Maria e all’Eucarestia, finché vi portano ad amare Maria e a vivere bene l’Eucarestia, accoglieteli, perché questo non ve lo farà mai fare né il Falso Profeta né l’Anticristo: vi parleranno di religioni, vi parleranno di pace, vi parleranno di misericordia, di bontà, ma di amare Maria, di diventare come Maria e di vivere l’Eucarestia come sacrificio eucaristico offrendo i vostri corpi, come dice San Paolo, come sacrifici graditi a Dio[15], l’Anticristo non ve lo dirà, non ci riesce. Quando sentite parlare di Maria e dell’Eucarestia tranquillizzatevi. Non lo dico perché lo diciamo noi ma penso che sia normale da vedere: come nel sogno di don Bosco e nella vita di tanti santi dove al centro ci sono Maria e l’Eucarestia. Allora in questo tempo dove l’Eucarestia sta diventando davvero uno spettacolo, noi parliamo di liturgia.
INTERVENTO: Perché sta diventando uno spettacolo?
RISPOSTA (M): Da quando ci sono delle celebrazioni con diverse confessioni religiose insieme io non so più che cosa siano le celebrazioni. Noi parliamo di liturgia, di sacrificio di Cristo e come ne parliamo? Parliamo di tutto: dal modo che abbiamo di celebrare, dai gesti, dal partecipare, dal cantare, abbiamo inserito tutto e credo ne inseriremo altro ancora, per vivere meglio la liturgia, per partecipare di più alla liturgia. Chi invece vorrà rimanere chiuso e si chiederà: “Ah, cosa fanno? Si muovono, muovono le mani, sono tutti fuori.” Vedete qual è il trucco? È il promuovere la vita chiudendo la vita: vi tengo tutti buoni.
INTERVENTO: È solo una piccola cosa riguardo al perdono. Secondo me è anche importantissimo chiedere perdono all’inizio della liturgia, perché è quello il momento in cui tu senti di aver peccato; dopo, però, senti anche che veramente si libera dentro di te la vita, ti senti figlio di Dio amato e così la vita riparte e ti senti gioioso. Poi puoi anche partecipare alla liturgia con questa gioia dicendoti: “ma è vero, non c’è proprio niente tra me e Dio che mi impedisca di andare avanti, perché sento che il suo perdono è veramente risurrezione e vita”.
RISPOSTA (D): È bello riscoprire il perdono in modo nuovo. Qualunque cosa succeda noi andiamo a ricevere quel desiderio di Cristo che ci vuole perdonare. È meraviglioso. Adesso volevo parlare anche dell’atteggiamento con il quale viviamo il perdono, perché tante volte siamo noi che limitiamo noi stessi, difendendo un atteggiamento sbagliato. Quando c’è qualche cosa che ci provoca, o ci dà fastidio, noi, ormai, sappiamo che il nuovo provoca sempre il vecchio, però, se abbiamo scelto la novità, dovrebbe essere una gioia sentire che qualche cosa ci provoca. Quando, invece, voglio difendere il mio pensiero dicendo “ma io la penso così; ma si è sempre fatto così; ma chi siamo noi per cambiare quella cosa”, ecco, questo è difendere il vecchio. In questo atteggiamento, anche se Gesù ci perdona, andiamo avanti rigidi, e non siamo pronti per collaborare alla novità. Allora il mio consiglio è: imparate a trasformare quelle provocazioni e invece di sentirle come un disagio, provate a dire: “Caspita, c’è una strada, c’è una possibilità di una strada nuova che si sta aprendo, se la voglio cogliere. Quello che viene provocato in me non lo so da dove parte o che cosa avviene, però so che c’è un qualche cosa da cogliere”. Allora ecco, il nuovo provoca sempre il vecchio e libera, libera la verità, liberà ciò di cui abbiamo paura, perché di fondo noi abbiamo paura di scoprire come è bello vivere liberi, di fondo siamo noi che condizioniamo noi stessi. L’azione di Dio, quindi, è un’azione che vuole proprio toglierci ogni parametro, ogni schema, ogni inquadratura di tutto, perché la vita è fatta per non aver confini, è fatta per spaziare, per passare nella Barriera di Luce, per raggiungere tante dimensioni. La nostra struttura contiene tutto e l’azione del Corpo e del Sangue del Cristo ogni volta è per liberare, liberare, liberare. Allora, anche per noi, penso sia arrivato il momento di entrare in un atteggiamento positivo di collaborazione e dire: “Bene. C’è qualcosa che in me viene provocato? Alleluia”. L’atteggiamento con il quale entriamo nella liturgia, è l’atteggiamento di fedeltà a quel progetto di Dio, che c’è per ognuno di noi dal momento del concepimento, perché in quel sì che abbiamo detto, abbiamo anche accolto un progetto; in questa fedeltà al progetto di Dio, agiscono tutte le grazie della liturgia, per portarci a fare il volere di Dio. Allora, per fede, in questo modo mi oriento per quello che è previsto dall’eternità per me. Capite, allora, che questo atteggiamento di apertura a ciò che è previsto dall’eternità, che non conosco razionalmente ma soltanto nella fede. Nella fede lo sappiamo tutti cosa abbiamo accettato al momento del concepimento, cosa sta governando Dio dentro di noi e a cosa sono destinato dall’eternità. Nella fede aderiamo a quello che è il mistero per ognuno di noi, perciò, con questo atteggiamento, permettiamo a Dio di rendere feconde le grazie che ci dona dal suo trono per essere celebrate. Capite quanto è importante l’orientamento interiore, quell’atteggiamento interiore che io ho, dove non permetto che agiscano le interferenze, i fastidi, i disturbi, ma vado fino a quello che, per fede, è stato previsto dell’eternità per me. Infatti quando diciamo: “Mistero della fede”, è davvero un mistero della fede. In questa fede io appartengo completamente, aderisco a tutto quello che sta facendo Cristo in mio favore e in favore del popolo.
Un altro punto importante è che devo accettare di non avere nessun muro, nessuna rigidità, nessun confine con nessun fratello, con nessuna sorella. Ecco, questo è fondamentale. Non è solo: “io non ho niente con nessuno, sono a posto, però mi vivo la mia Messa, mi vivo il mio Gesù, mi vivo il mio … ecco la mia sensibilità”. Invece, devo partire dall’atteggiamento di voler desiderare di diventare, in Cristo, un solo corpo e, per essere un solo corpo, vuol dire che dobbiamo essere incollati.
RISPOSTA (M): Sì, è importante questo e si collega a quello che si diceva prima della novità: riscoprire quello che sono in Dio. Se rimango nell’atteggiamento di non di lasciarmi toccare dal fratello, quando mi provoca, quando non mi piace, quando mi disturba, quando mi disturba come è, come parla, come è seduto, parto e rimango in un atteggiamento di giudizio pensando: e ma lui ha detto. È importante, invece, chiedersi “come mai mi provoca?”. Se un fratello mi provoca vuol dire che io non accolgo, vuol dire che non sono disposto ad essere un cuor solo, un’anima sola con lui. Le liturgie, le Messe, i sacrifici di Cristo che non sono celebrati in questa comunione, diventano sacrilegi. Dobbiamo purtroppo imparare anche a chiamare le cose per nome. Se guardate le parrocchie c’è da piangere, sono sacrilegi, non sono peccati, sono di più, sono sacrilegi. Quindi se ho qualcosa con qualcuno o son provocato da come l’altro mi guarda, non è l’altro il problema ma sono io.
INTERVENTO: Forse dovrei dire che questo lo vediamo nella vita di tutti i giorni in famiglia, semplicemente anche il rapporto tra di noi, che siamo senz’altro una coppia unita, ci vogliamo bene, però sicuramente ci sono dei momenti in cui certi atteggiamenti, certe parole, urtano me o urtano lui. Adesso ho imparato, cerco di imparare, di capire perché mi urtano, ovvero, è il mio orgoglio ad essere urtato, è il mio io.
RISPOSTA (M): Ti ringrazio perché così ho l’occasione di allargare questo punto. Io posso arrabbiarmi nella vita di tutti i giorni, ma quando vado alla Messa, in quel momento mi collego con tutto l’universo, quindi mi collego anche con quello che ho vissuto, perciò non posso essere arrabbiato con nessuno, perché il sacrificio di Cristo raggiunge tutto e tutti. È un sacrilegio partecipare alla Messa se sono arrabbiato con qualcuno, perché questo atteggiamento non mi aiuterà a penetrare il mistero di Dio, quel sacrificio non genererà nessun collegamento tra me e il trono di Dio. Tutto questo vale anche se la persona con cui sono arrabbiato non è fisicamente presente, o se è una situazione che ho vissuto l’anno scorso, o dieci anni prima. Questo è partecipare.
INTERVENTO: Sì e infatti si collega a questo entrare nella Messa non portando noi stessi. È un sacrilegio, secondo me, anche portare alla Messa le mie intenzioni, il mio pensiero, quello che ho vissuto durante il giorno e non calarmi nello spirito per entrare veramente in comunione con gli altri.
RISPOSTA (M): Certo, noi come sacerdoti regali dobbiamo portare quello che siamo e quello che abbiamo vissuto, però non per chiedere le soluzioni, ma portare e basta, questo è il compito del sacerdote regale. Il sacerdote ministro cosa fa? deposita e basta. Deposita sull’altare quello che il popolo sacerdotale ha portato: è Dio che fa, non è il sacerdote ministro. Noi sacerdoti ministri non serviamo quasi a niente, però siamo anche sacerdoti regali, per fortuna, come voi, quindi siamo uguali a voi, come ministri un po’ sotto rispetto a voi, ma uguali come sacerdoti regali. Noi sacerdoti ministri prendiamo quello che il popolo sacerdotale deposita e attraverso il Nucleo Centrale lo presentiamo all’Arcangelo che, quel giorno, presiede la liturgia celeste[16], affinché questa offerta venga portata al trono di Dio. Il nostro compito è solo quello. Come lo facciamo? Offrendo la vita. Prendiamo tutto e diciamo: noi offriamo la vita per questi, siamo disposti a perderla, come vuole il Signore, perché avvenga in questi fratelli, in queste sorelle, ciò che Dio vuole, non ciò che volete voi. Ve l’ho detto tante volte, io non pregherò mai per nessuna delle vostre intenzioni, per le intenzioni di Maria su di voi sì, ma per le vostre no. Le vostre intenzioni possono essere sbagliate, ce l’ha detto chiaro Gesù: “Pregate per le intenzioni di Maria”[17]. Allora in questo modo vivo la liturgia, quando sono consapevole che sto partecipando al sacrificio di Cristo e per farlo cosa devo portare? niente, perché l’unica cosa che devo fare è partecipare alla liturgia scoprendo cosa farà Cristo in me.
INTERVENTO: Noi siamo tutto ciò che portiamo. Quando vivi la liturgia automaticamente porti tutto quello che è la tua vita, quello che sei. Personalmente non sento più il bisogno di dire: “Signore, ti presento …”, perché tutto ciò che fa parte di me, se io offro me stessa, offro anche tutto quello che fa parte della mia vita.
RISPOSTA(M): Allora, questo è vero, però come si collega con quello che dicevamo prima? Offro tutto perché si risvegli in me quell’immagine di Dio, quel destino glorioso che è stato preparato per me da sempre. Io, certamente porto quello sono oggi, però se entro e vivo così la liturgia, esco trasformato, perché ogni giorno scopro qualcosa di più di quello che è la mia immagine in Dio, la mia identità in Dio: questo è partecipare alla liturgia e progredire nel cammino.
RISPOSTA(D): Guardate che il modo con il quale si comincia la liturgia, è determinante, perché, altrimenti, il rischio è che non ci sia l’elevazione a Dio. Se non sono disposto fin dall’inizio a desiderare di essere un solo corpo in Cristo con i fratelli, non ci può essere elevazione, ma questo corpo rimane appoggiato sul pavimento, non si eleva. È importante anche dircelo tra di noi, che se non c’è disponibilità ad entrare in comunione con qualcuno, non si potrebbe neanche partecipare alle Messe; questo per dire quanto è determinante l’atteggiamento con il quale ci si presenta davanti a Dio. Per questo Gesù dice che se hai qualcosa con qualcuno, lascia la tua offerta, non presentarla a Dio, ma prima chiarisci la situazione con il fratello e poi presenta la tua offerta a Dio. È importante avere tra di noi questo atteggiamento di libertà, dove non mettiamo nessuna barriera, ma lasciamo che la vita scorra tra di noi. Possiamo essere diversi, avere visioni diverse, pensarla in modo diverso: non è quello il problema, se, di fondo, ho il desiderio di essere un solo corpo con voi, se non c’è un limite allo scorrere della vita di Cristo. A questa condizione le liturgie diventano sempre più elevate.
RISPOSTA (M): Non considerate tutto questo come “devo fare la pace con quella persona”, perché diventa un peso, non è liberante così, invece, noi stiamo parlando di liberare la vita. Tutto ciò che ci porta ad avere dei rancori, dei pesi, dei malumori, non libera la vita, ma la schiaccia. Invece, questo atteggiamento di liberazione non è un ordine gravoso di Dio, ma è un consiglio amoroso di Dio che dice “ma lascia, che vivrai meglio, che starai meglio”. Io ho semplificato.
RISPOSTA(D): Credo che tutto questo sia molto bello e penso che voi vi rendiate conto che quando vivete la liturgia nei nuclei, per esempio, si forma un’intimità del nucleo, che è la vita del nucleo e questo è il punto di partenza. Quando quell’intimità si rovina un po’, ognuno sente l’impulso che bisogna chiarire la situazione, perché queste sono leggi della vita, non sono regole che ci diamo noi, sono proprio leggi della vita, che se ci ascoltiamo e ci rispettiamo, dovrebbero venirci naturali. Quando non siamo in pace con un fratello e partiamo dal Vangelo pensando alle parole di Gesù che ha detto “se c’è qualcosa contro il fratello”[18], allora, in quel momento, ripensando a queste parole, spontaneamente pensiamo “aspetta che vado dal fratello, perché l’ha detto Gesù”. Questo va bene, però il Vangelo ce lo abbiamo dentro di noi, deve essere risvegliato dal di dentro, dal nostro spirito. Allora facendo un esame di coscienza dovrei sentirlo che, se non sono libero verso tutti, non posso partecipare alla liturgia. Questo è un atteggiamento di rispetto, di ascolto. Abbiamo già tutti gli impulsi dello Spirito Santo che ci portano a partecipare alla liturgia e allora anche fra di noi, celebrando oggi, domani, dopodomani, faremo un percorso di elevazione insieme, sentiremo, partendo da dove siamo adesso, questa elevazione come corpo. Se entrasse una persona che non ci vuole bene o ci giudica, noi dovremmo sentire che c’è una fatica, che c’è una fatica fra di noi, perché se siamo un solo corpo e un dito lotta contro tutto il corpo, il corpo se ne accorge ed espelle il dito e restiamo così con nove dita: è una legge della vita. Questo per dire che noi non abbiamo regole, ma abbiamo rispetto per le leggi della vita in mezzo a noi. Allora un nucleo se ne dovrebbe accorgere subito di quando una situazione stride. Anche il popolo, quando si riunisce, dovrebbe accorgersi di quando c’è una situazione che blocca lo scorrere della vita e non permetterla, perché vuole custodire e vivere immerso nello Spirito di Cristo. Perché il popolo, noi, vogliamo custodire questa vita? Perché in questo spirito stiamo bene, sentiamo che è lo spirito nel quale noi possiamo consegnarci a Dio, vogliamo solo quello, vogliamo consegnare il nostro essere a Dio, che Dio ci rigeneri e trasformi.
INTERVENTO: Adesso pensavo a quanta struttura, a quanto spirito del mondo, ho dentro di me. Pensavo a quante volte ho partecipato alla Messa per devozione e sono uscito più morto di come sono entrato in chiesa, partecipando per dovere, o per farmi vedere dal parroco, oppure da un’altra persona, senza aver davvero vissuto la Celebrazione Eucaristica. Ecco questa è una delle strutture dove convivo e non partecipo, anche perché nessuno mi ha mai parlato di una partecipazione viva alla liturgia.
RISPOSTA (M): Per noi adesso è importante vivere e non guardare dove sbagliano o come fanno gli altri, perché criticare è facile. Invece, quello che è davvero importante, è cominciare noi a vivere davvero la liturgia, stando così attenti a non entrare malati e uscire morti invece che risorti dalla Santa Messa. Tutto quello che abbiamo detto sull’atteggiamento per partecipare alla liturgia, vale anche per quanto riguarda l’ascolto della Parola di Dio. È necessario che tu sia veramente libero da ogni tuo pensiero, intenzione, affinché tu possa essere consapevole che, nel momento in cui viene letta la Parola di Dio, è Dio che parla, sta parlando a te, non al tuo vicino. Spesso prendiamo la Parola di Dio, la facciamo nostra e la usiamo per dire “vedi? avevo ragione io, è lui che sbaglia”, ma la Parola di Dio parla a te, sopratutto non per confermare il tuo pensiero nei confronti di qualcun altro. Può succedere che la Parola di Dio ti dia una conferma su un passo che devi fare tu, su una scelta o su una decisione che devi prendere. La Parola di Dio, come dice la Scrittura, “è una spada a doppio taglio, scende, divide[19]”. Che cosa divide? Divide il nostro pensiero, il pensiero della nostra anima, dalle leggi dello spirito. La Parola di Dio ha il potere di andare fino in fondo e di ridonarti la vita; per farlo è necessario domandarsi “da dove nasce la vita?” La vita nasce sempre da un passaggio nel quale devi morire a te stesso e non è magico, infatti, “Se il seme caduto per terra non muore, non dà frutto[20]”. La Parola di Dio, in questo modo, ti mette in crisi, però se tu hai l’atteggiamento che ho detto prima, è una crisi gioiosa, anche se ti fa piangere, perché è un riconoscere l’amore di Dio che illumina qualcosa che devi ancora lasciare. Se ti senti creatura e come tale ti presenti davanti a Dio, sei contento di vedere che hai ancora qualcosa che devi lasciare e non ti senti umiliato, ma ti senti graziato: “Meno male che me l’hai fatto vedere, non ci sarei mai arrivato. Grazie. Aiutami a lasciarlo, aiutami a morire a me stesso”. La parola di Dio è eterna: “il cielo e la terra passeranno, le Sue parole non passeranno mai[21]”; so che tutti voi avete sperimentato che è così, ma pensate che forza ha dentro la Parola di Dio: entra nello spirito, lo spirito la comunica all’anima e l’anima al corpo. È un percorso che avviene in continuo se quella Parola la lasciamo calare nello spirito; allora è importante leggere bene, oltre che ascoltare bene, è importante prepararsi.
L’Antico Testamento trova una spiegazione e un senso solo guardandolo con lo sguardo di Gesù Cristo, solo dopo la Sua venuta, che tu sai che c’è stata, altrimenti davvero alcuni passaggi sono piuttosto tristi. Tante volte abbiamo detto: forse è meglio ascoltare di più le parole rivolte direttamente a noi piuttosto che leggere l’Antico Testamento, ma credo non ci siano regole fisse. Partendo da come era stato pensato l’ordine delle letture liturgiche ha un senso e sono collegate tra loro. Cominciando dal Vangelo riesci a comprendere come ti parla personalmente la prima lettura, però questo non ti proibisce di leggere qualcos’altro. Il fatto che tutti leggiamo la stessa lettura è per essere tutti in comunione meditando la stessa Parola. Ma come può avvenire questo? Solo se siamo nello stesso spirito, altrimenti leggendo la stessa lettura io la interpreto in un modo, mentre un’altra persona la interpreta in modo completamente diverso, però il messaggio di Gesù dice “la Verità è una. Voi avete tante verità, ma la Verità è una; io sono la Verità[22]”. Quindi, custodire la nostra intimità è anche custodire il nostro pensiero; è capire e approfondire la Parola di Dio per poterla accogliere, per sentirla viva che ci parla. La Parola di Dio parla a ognuno di noi e poi nello sguardo che può dare il sacerdote parla a tutti, come popolo, come comunità; questo dovrebbe essere il senso della Parola di Dio.
RISPOSTA(D): Abbiamo visto che la liturgia è a servizio della vita, che il perdono è a servizio della vita e, anche, che la Parola di Dio è a servizio della vita, però “da dove ha origine la vita?”. Sappiamo che quando Dio ci ha creati ha impresso in noi una vibrazione potente ed è in quel momento che è iniziata la vita dentro di noi. È stata un’emanazione della potenza della Santissima Trinità che ha impresso, nella nostra anima appena creata, una vibrazione con un’originalità unica; da quel momento dentro di noi è partita la vita. Quando una persona si risveglia in Dio? Quando percepisce nuovamente quella vibrazione che viene dalla Santissima Trinità, la quale risveglia nella memoria dell’anima il ricordo e l’immagine di Dio e nello spirito la somiglianza con Lui. Allora un’anima si orienta e riprende il percorso della vita di Dio. Di quale vibrazione abbiamo più bisogno nella mente, nell’anima, nel corpo e nello spirito? Della vibrazione dalla Parola di Dio. Questo è il motivo per cui noi la ascoltiamo. Ascoltando questa Parola si risvegliano in noi non solo quell’immagine e quella somiglianza di Dio, ma anche quel progetto di Dio che è attuale, nonostante si leggano situazioni avvenute 4000 o 2000 anni fa; sono attuali, perché la Parola di Dio è la Parola dello Spirito Santo, che quando l’ascolto in Dio diventa viva, vivente, efficace in me. Ecco il motivo per cui l’ascolto è importante, perché non ascolto umanamente questa Parola, non dò interpretazioni umane, ma la ascolto partecipando alla vita di Dio dentro di me e, immerso così nello Spirito di Dio, questa Parola ha il potere di risvegliare gli impulsi che sono del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e così come Maria che ascolta nel silenzio quello che fa Dio, anche il nostro ascolto deve nascere dal silenzio. Ecco perché ci siamo spogliati dalle nostre intenzioni; ecco perché ci siamo lasciati perdonare da Gesù e abbiamo permesso al perdono di Cristo di guarirci interiormente, per poter entrare nel silenzio e cogliere ciò che vuole fare Dio adesso con noi e in quell’ascolto della Parola di Dio, ascoltando in Dio, quella diventa una Parola viva, una Parola che parla a me, che parla a te, che parla a un altro, che si attualizza, diventa reale oggi, ci guida e ci indirizza.
INTERVENTO: La Parola di Dio è il suono più elevato che esiste e fa vibrare tutto il nostro essere, tutte le nostre cellule e così l’ascolto della Parola di Dio, vissuto in un atteggiamento di abbandono totale, dovrebbe riportare armonia tra lo spirito, l’anima e il corpo e così la Parola di Dio ha il potere di guarire anche dalle malattie, ha un’azione terapeutica.
INTERVENTO: Stavo pensando adesso che nella Parola di Dio, essendo l’Eterno che proclama questa Parola, viene raccolto il passato, il presente e il futuro ed è per questo che è attuale, perché Dio ci ha pensati da sempre e quindi raccogliendo tutto non ha spazio ne tempo, è eterno.
INTERVENTO: Innanzitutto vi ringrazio perché è molto importante parlare di come prepararci e di quale l’atteggiamento avere per vivere la liturgia in modo giusto e questo mi fa pensare al fatto che la Parola si rivela se tu sei aperto; mentre se c’è un popolo che non è aperto, quella Parola la leggi, ma non si rivela. Invece che bello se insieme ci prepariamo, entriamo in questa comunione “un cuor solo e un’anima sola[23]”, allora la Parola può cominciare veramente a rivelarsi, ad aprire dimensioni che fino a quel momento non poteva. Se, però, ci sono tanti singoli che ascoltano la Parola di Dio, ognuno con una sua preghiera, con una sua intenzione, con una sua interpretazione, per poter capire la Parola, per avere lo spirito più puro, fai tanta ascesi; mentre è molto più semplice se quella ascesi la fai nella comunione, poiché è nella comunione che agisce la Parola di Dio.
RISPOSTA (M): Sì, quello che dici tu vale se c’è davvero questo ascolto, come avviene fra di noi.
Vivere questo in comunione, permette, a chi deve commentare o fare una riflessione, di essere aiutato da questa comunione e di avere così le parole giuste per il popolo o per una situazione specifica.
È chiaro che nessuno di noi, sacerdoti ministri, prepara le omelie. Ci avete mai visto leggere le omelie? Perché? Perché dobbiamo stare in ascolto. Non possiamo preparare il giorno prima quello che dobbiamo dirvi oggi. Possiamo preparare la mattina stessa quello che dobbiamo dirvi la sera, perché dobbiamo ascoltarvi partendo dallo spirito.
INTERVENTO: Secondo me qui c’è un passo che permette di rendere vero quello che stai dicendo. Per dare l’autorità al ministro: noi, il popolo, diciamo “il Signore sia con te” e se facciamo tutti questi passi che ci avete detto prima, se li facciamo veramente, quando diciamo quella frase davvero crediamo che “Il signore sia con te”, ovvero con il ministro.
RISPOSTA (M): Tutte le parole della liturgia hanno una potenza.
RISPOSTA (D): Questo però non sostituisce l’ascolto da parte del popolo. C’è una fiducia che il popolo ha nel sacerdote servitore, che si esprime quando risponde “e con il tuo spirito”. Infatti, se voi avete veramente fiducia che in noi, sacerdoti ministri, abita lo Spirito di Dio, allora noi presidiamo la Celebrazione Eucaristica non perché siamo bravi o perché abbiamo dei meriti, ma perché Dio ascolta voi e si serve di chiunque per poter dare al popolo quello di cui ha bisogno. Quindi, sappiatelo, che non è perché qualcuno di noi è bravo, ma perché voi avete fede in Dio. Tutto parte sempre dal popolo, il centro è il popolo e il fatto che noi ci mettiamo in gioco con il nostro ascolto e spesso vi diamo quello che è il frutto del nostro ascolto. Ciò non sostituisce l’ascolto degli impulsi che partono dal popolo, perché il passo successivo all’ascolto delle letture è quello di lasciare che lo Spirito Santo ci consacri in un solo corpo. Allora tutto quello che la Parola ha generato dentro ognuno diventa Eucarestia vivente e viene generata la vita. Ecco perché anche nei nuclei spesso si condivide, si parla, c’è uno scambio, è un completamento degli impulsi che lo Spirito Santo dona. Questo lo dico per evitare che ci sia nel popolo una passività, un aspettare che tutto venga detto dai ministri, ma come capiamo noi sacerdoti, così capite anche voi, perché tutto viene detto in Dio e noi semplicemente condividiamo questi impulsi.
RISPOSTA (M): Sempre più ci vengono date indicazioni dagli strumenti straordinari, da Maria, oppure da Gesù quando c’è un popolo che vuole accogliere, ascoltare ed offrirsi; allora così non è più un dire per dare delle indicazioni, ma oramai è un nutrire un bisogno, un ascolto che viene dal di dentro, perché non vengono più date “grazie gratis”. San Paolo racconta[24] di come fosse bello vivere nelle prime comunità cristiane, perché ognuno si alzava, condivideva l’impulso ricevuto, l’altro poi lo confermava: questo era frutto di una liturgia vissuta, partecipata. Attenti, però, perché abbiamo mischiato l’ascolto in Dio con i carismi, misurando la presenza dello Spirito Santo a seconda dei carismi: è sbagliatissimo. L’unione mistica con Cristo è una cosa, i doni straordinari sono un’altra cosa. I doni straordinari il più delle volte non hanno niente a che fare con lo Spirito Santo, proprio per niente.
Chiediamo al Signore, per intercessione di Maria Santissima e di tutti gli strumenti straordinari, di poter partecipare al Suo sacrificio come creature veramente nuove e chiediamo attraverso questa benedizione, di aprire dentro di noi quegli spazi che ci permettono di cogliere la Sua novità che è eterna. Allora, Signore, predisponi il nostro corpo, la nostra anima, il nostro spirito a partecipare alla vita, alla Tua vita. La Tua benedizione allontani da questo luogo e da ognuno di noi tutti i pesi, tutti gli spiriti, tutto ciò che ancora è aggrappato e legato a questo mondo e che diventa un peso per noi e per gli altri; tutto questo non possa entrare in questa stanza, in questo Santuario. Ti chiedo, San Michele, di stare davvero sulla porta stasera e di togliere da noi ogni appesantimento e, se qualcuno non vuole lasciarlo, che resti fuori anche lui, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Grazie
[1] Si riferisce 1Ts 5, 16-22
[2] Si riferisce a Ef 5, 15-20
[3] Si riferisce a 1Gv 3, 1-3
[4] Si riferisce a Gen 3, 16-19
[5] Si riferisce a Lc 18, 1-8
[6] Si riferisce 1Ts 5, 16-22
[7] Si riferisce al messaggio di Gesù “Inizia il conto alla rovescia” del 26 novembre 2017
[8] Ibidem
[9] Ibidem
[10] Ibidem
[11] Ibidem
[12] Si riferisce al messaggio di Maria “Il vostro si a Dio sia elevato e vibrante” del 8 dicembre 2017
[13] Si riferisce al messaggio di Gesù “Inizia il conto alla rovescia” del 26 novembre 2017
[14] Ibidem
[15] Si riferisce a Rm 12, 1-8
[16] https://www.versolanuovacreazione.it/consacrazioni-e-preghiere/nucleo-centrale/
[17] Si riferisce al messaggio di Gesù “Inizia il conto alla rovescia” del 26 novembre 2017
[18] Si riferisce a Mt 5, 21-26
[19] Si riferisce a Eb 4, 1-13
[20] Si riferisce a Gv 12, 20-36
[21] Si riferisce a Mc 13, 24-37
[22] Si riferisce al messaggio di Gesù “Inizia il conto alla rovescia” del 26 novembre 2017
[23] Si riferisce a At 4, 32-37
[24] Si riferisce al messaggio di San Paolo “Un tempo nuovo per la Chiesa di Dio” del 30 agosto 2012 contenuto nel libro “ 2012 la scelta decisiva dell’umanità ”, ed. Luci dell’Esodo 2012