Le esperienze straordinarie nella fede
Quando prestavo il mio servizio a Medjugorje, ho incontrato persone appartenenti a diversi movimenti spirituali nella Chiesa. In seguito, nei raduni, nei convegni e negli incontri personali che ho avuto negli anni, le persone si confidavano con me e mi affidavano le loro esperienze. Dio toccava e coglieva le anime nella loro originalità con tutto quanto portavano in loro. Queste ricevevano le grazie anche attraverso fatti straordinari, nelle visioni, nei sogni, per mezzo di una voce interiore che le istruiva, e altre cose simili. Alcune di esse, stando a quanto affermavano, erano istruite dalla Madonna, altre da Gesù, da S. Michele o da qualche santo. Mi colpivano particolarmente quelle persone nelle quali si manifestava Dio Trinitario; in loro potevo comprendere con chiarezza la sua azione, perché attraverso le loro anime scorreva l’annuncio degli apostoli, che la Chiesa trasmette.
Nei primi anni delle apparizioni, si recavano a Medjugorje anche persone appartenenti a movimenti spirituali non cristiani, attirate dalla potenza della grazia che loro definivano energia. Esse vivevano determinate esperienze straordinarie che apparentemente potevano sembrare simili a quelle vissute nei movimenti cristiani. Tuttavia, ad un attento discernimento, appariva chiaramente la mancanza dello Spirito di Cristo e della conoscenza della rivelazione cristiana. La presenza a Medjugorje di queste persone e la loro confusione interiore, miravano a gettare delle ombre sulle apparizioni della Madonna e a trarre in inganno le persone semplici, animate da una sincera fede nel Dio Trinitario.
Sono stato inoltre testimone del fatto che a Medjugorje, nei primi anni, giungevano anche gruppi di persone appartenenti a sette sataniche, con l’intento di agire contro i veggenti e contro il popolo che si recava sul luogo delle apparizioni. Questo mi venne confermato anche da Padre Slavko Barbarić, che mi raccontò alcune esperienze che aveva vissuto con persone di questo tipo. Anche in questo caso, era chiaro l’intento di satana di screditare l’opera di Dio.
Per prima cosa ho pregato Dio per ricevere la sua sapienza. Ho verificato i fenomeni e ho chiesto consiglio. Mi sono informato e documentato su questi argomenti, così da assumere un mio atteggiamento. Un esempio è stato il mio incontro con il famoso teologo Hans Urs Von Balthasar. Era la primavera del 1983. Lo incontrai a Basilea. Lo consideravo non solo un teologo, ma anche un uomo di fede, spiritualmente maturo ed aperto al Mistero. Nel breve colloquio che abbiamo avuto, ha impresso in me certe linee che non ho mai più dimenticato.
Ricordo bene di avergli chiesto un parere sulle apparizioni di Medjugorje. Mi rispose chiedendomi come mai mi fossi rivolto proprio a lui, e comunque asserì che a Medjugorje è più difficile non vedere la Madonna che vederla. Ma aggiunse anche che per vederla occorreva spogliarsi di ogni pretesa, degli interessi e dei pregiudizi. Disse che non esiste un posto sulla terra che meriti tale grazia, perché in tutti i posti troviamo pretese e contese. Ciò che occorre è accogliere la Madonna con cuore umile e sincero.
Gli chiesi poi un parere circa il perché delle apparizioni della Beata Vergine. Mi rispose che nel XX secolo quasi tutti i Papi avevano messo la Madonna al centro del loro magistero. Era convinto che presto saremmo entrati nel secolo nuovo, che avrebbe visto la Madonna risplendere come un astro dotato di luce particolare, ben al di sopra di tutti i santi.
Mi venne da chiedergli anche cosa fare per proteggere i veggenti. Mi disse allora che lo spazio di trasmissione dei veggenti è limitato. I giornalisti, gli studiosi, la gente con le loro domande facilmente portano i veggenti al di fuori di quello spazio e pretendono che i veggenti sappiano tutto. Così li confondono e li inducono in errore. Si dovrebbe invece cogliere il messaggio che i veggenti portano, meditare e pregare per accogliere la luce di Dio.
Gli chiesi poi cosa pensasse dei segreti di cui parlano i sei veggenti di Medjugorje, e come avremmo dovuto comportarci di fronte a fatti che oggettivamente ci superavano. Von Balthasar mi disse che i temi dell’infinito non possono mai essere rinchiusi negli schemi umani. Gli spazi dell’infinito sono necessari per camminare nella fede, per giungere alla vita di Colui che è infinito. E quando infine gli chiesi che cos’altro mi consigliasse a proposito delle apparizioni, mi suggerì di trovare un buon teologo mariologo. A suo parere avrebbe dovuto trattarsi di una persona pronta a spogliarsi della terminologia teologico-scolastica per calarsi nel Mistero. Ricordo che mi fece il nome di René Laurentin.
Ancora oggi sono grato a Von Balthasar per quelle parole che ho custodito come un tesoro. Nell’autunno del 1983 incontrai René Laurentin, che accettò volentieri di visitare Medjugorje e studiare le apparizioni della Madonna. In seguito, scrisse molti libri al riguardo, belli ed importanti.
Come sacerdote di Gesù Cristo, ho sempre cercato di avere un atteggiamento chiaro di fronte alle persone, indipendentemente dal fatto che vivessero esperienze straordinarie o seguissero un normale cammino spirituale. Nel cristianesimo la posizione è chiara. Esiste una sola via e questa è Gesù Cristo. Nel capitolo 10 di Giovanni, Gesù presenta sé stesso come Buon Pastore e afferma: “Io sono la porta: chi entra attraverso di me, sarà salvo. Potrà entrare e uscire e troverà cibo. Io sono il buon pastore. Il buon pastore è pronto a dare la vita per le sue pecore. Chi fa il guardiano solo per mestiere, quando vede venire il lupo, lascia le pecore e scappa, perché le pecore non sono sue. Così il lupo le rapisce e le disperde. Questo accade perché il guardiano non è pastore: lavora solo per denaro e non gli importa delle pecore”.[1]
Gesù stesso guida le anime ed assicura loro che le introdurrà nella vita col Padre per mezzo dello Spirito Santo: “Le mie pecore ascoltano la mia voce. Io le conosco, ed esse mi seguono. E io do loro la vita eterna: esse non andranno mai in rovina. Nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti. Per questo, nessuno può strapparle dalle sue mani. Io e il Padre siamo una cosa sola”.[2]
Dalle parole di Gesù possiamo desumere che le pecore ascoltano la sua voce perché lui le conosce ed esse conoscono lui. Chi accompagna spiritualmente le persone non deve mai orientarle verso di sé o verso altri, ma verso Gesù Cristo, affinché imparino a conoscerlo ed entrino in un rapporto vivo con lui. Il ruolo dell’accompagnatore spirituale è quello di aiutare le persone a risvegliarsi interiormente e a sviluppare un rapporto maturo e responsabile con Gesù. Del resto, questo è il compito dell’intera Chiesa.
[1] cfr Gv 10,9-14
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