Međugorje 4.parte – Entrare nel mistero della vita di Dio
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Vivere “Medjugorje”
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Molti pensano che mi sia allontanato ed abbia abbandonato la parrocchia di Medjugorje. In realtà, non mi sono ritirato per lasciare Medjugorje, ma per vivere i contenuti delle apparizioni, per poter vivere in un modo più profondo e radicale la chiamata, una chiamata che nella sua essenza è “di Medjugorje”. Ho già accennato che la grazia delle apparizioni della Madonna è una realtà molto più profonda ed ampia rispetto a quella che si riferisce esclusivamente alla parrocchia, ai veggenti e ai pellegrini.
Dopo la partenza da Medjugorje mi sono ritirato in solitudine per stare con il Signore, per comprendere la sua volontà. Il periodo trascorso a Medjugorje è stato un tempo in cui la Madonna mi ha preparato per una missione definitiva. Di questa missione il Signore mi ha parlato nel cuore, ma anche attraverso altri fedeli ispirati da Dio che visitavano Medjugorje da diverse parti del mondo. Così, innanzi a me, si è svelato un panorama sempre più chiaro del piano che Dio vuole realizzare attraverso Maria in questo tempo.
Ci fu poi uno sviluppo degli avvenimenti, finché arrivò anche il momento in cui il Signore mi chiese una disponibilità totale, domandandomi se fossi pronto per un compito specifico. Gli risposi che ero pronto a fare la sua volontà, malgrado tutti i miei limiti e debolezze, ma in quel momento non sapevo ancora esattamente di cosa si trattasse: per questo ho dovuto ritirarmi nel silenzio, per capire la volontà di Dio attraverso la preghiera.
Non ho abbandonato Medjugorje, ma ho sacrificato tutto a Dio affinché, con la mediazione della Madonna, si potesse realizzare in pienezza il suo piano per l’umanità. Ho risposto alla chiamata di Dio secondo ciò che sentivo e riconoscevo in quel momento. Non è stato affatto facile lasciare tutto, separarmi dagli amici, dalle persone care che mi circondavano e che mi volevano bene. Ma Gesù mi ha chiesto di lasciare tutto per stare con lui, per ascoltare e comprendere più profondamente la volontà di Dio, per iniziare una nuova fase della mia vita.
Sono passati molti anni da quella esperienza e, se li guardo adesso, i passi compiuti verso una vita ritirata e in solitudine mi appaiono molto più chiari. Ora comprendo più profondamente il perché tutto dovesse andare in quella progressione; capisco meglio cosa Dio desideri realizzare a Medjugorje e in tutti coloro che là hanno incontrato la Madonna.
Vedo che non ho lasciato né il Podbrdo, né il Križevac e neppure Medjugorje, perché tutti i messaggi della Madonna possono sintetizzarsi in conversione, pace, riconciliazione con Dio e tra gli uomini. E per raggiungere questo bisogna credere, pregare, digiunare, confessarsi, offrire la vita a Dio, combattere contro le forze delle tenebre, così come ci dice San Paolo.[1] Ogni cristiano è chiamato a vivere tutto questo, ovunque si trovi.
Ecco, questa è la sintesi: ritirandomi nel silenzio ho semplicemente potuto concentrarmi più profondamente sull’essenza dei messaggi della Madonna, che in definitiva esprimono la semplicità del Vangelo e, lontano dall’attivismo umano, ho potuto consacrarmi maggiormente a ciò che Dio desidera che viviamo mediante l’intercessione della Madonna.
Vedo che in questo momento le grazie a Medjugorje sono ancora più forti rispetto all’inizio. Le grazie per questo tempo sono così forti che attirano quanti camminano verso l’eternità, verso il Dio vivo. E questi fedeli entrano nel mistero della vita, entrano in quella comunione di cui parla san Giovanni apostolo alla fine dell’Apocalisse: “Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno il suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro”. “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.[2]
Allo stesso tempo, la forza di queste grazie lascia da parte coloro che non se ne interessano, li lascia freddi, non perché Dio li respinga, ma perché essi si chiudono a questa grazia di crescita, di trasformazione nell’uomo nuovo.
In certi fedeli si manifestano scetticismo ed immaturità. Nel loro comportamento incontriamo un fatto strano: essi si occupano delle cose che avvengono attorno alla Madonna, ma non si interessano della vita della Madre dentro di loro; si occupano di ciò che avviene attorno a loro stessi, di attività esterne, invece di dimorare nel tempio della propria anima, invece di aprirsi a Dio per lavorare con lui e permettergli di portare a compimento tutte le sue promesse.
La nostra chiamata consiste nell’entrare nel tempio vivo della nostra anima, nel rimanere aperti come Maria affinché lo Spirito Santo scenda, lavori in noi e ci trasformi in creature nuove, attraverso la vita e il sacrificio di Gesù Cristo. Solo così possiamo raggiungere la vera risurrezione.
Tutto il nostro impegno deve consistere nel vivere un legame intimo con Dio, che non è intimismo, e attraverso il quale veniamo guidati, trasfigurati e introdotti in una costante novità dallo Spirito Santo. Se ci muoviamo in questa direzione non rimarremo delusi, non resteremo nelle tenebre, e neppure entreremo in conflitto gli uni con gli altri a causa delle diverse interpretazioni di qualche segno o segreto.
I segni e i segreti
Non posso esaurire questo argomento con poche parole, ma posso dire ciò che ritengo essenziale a proposito dei segreti. Dio è un mistero per l’uomo, per l’uomo è un mistero anche la sua stessa vita. Egli cammina verso questo mistero che è Dio e non può mai esaurirlo, perché è infinito. Si può camminare verso Dio solo nella fede, nella speranza e nell’amore. I segreti di cui parliamo, in quanto segni, sono delle esortazioni a convertirsi per vivere le grazie, affinché l’uomo impari a camminare verso Dio e si sviluppi tra lui e Dio un rapporto vitale. Inteso in questo modo, il segreto non è più segreto, ma diventa un mezzo che aiuta l’uomo ad entrare nella luce.
Dalle esperienze vissute fino ad ora, attraverso un lungo cammino, ho potuto passo dopo passo vedere e riconoscere in me e negli altri degli strati profondi contrassegnati dal mistero, che non è possibile comprendere razionalmente, né interpretare; rimangono misteri accessibili solo alla luce della fede e in una vera comunione con gli altri.
I dieci segreti di cui parlano i veggenti sono delle conoscenze specifiche date a loro, ma nel mistero della vita di Dio si entra solo con la conversione e con una vita completamente nuova. Per questo, la base di tutto è convertirsi ed entrare nella luce della vita divina. Dio ci dona continuamente dei segni: ogni grazia è un segno, ogni impulso è un segno; tutto può essere un segno per l’uomo aperto a Dio, anche i semplici avvenimenti della vita quotidiana. Se l’uomo fosse completamente aperto a Dio, allora potrebbe contemplare il suo amore e riconoscere la sua presenza ovunque.
Sicuramente alcune persone si soffermano sui segni. A mio parere, questa è un’espressione di immaturità nella fede. Forse potrei sembrare duro, ma purtroppo ho incontrato persone così. Sappiamo del resto che i farisei scrutavano le parole di Gesù e cercavano dei segni, ma non hanno riconosciuto lui come Segno. Alla fine dei tempi scompariranno tutti i segni, rimarrà solo Dio.
I veggenti parlano di un segno che la Madonna lascerà sulla collina delle apparizioni. Qualunque esso sia, sarà solo un segno e non potrà mai sostituire la fede, la speranza e l’amore, la risposta a Dio che innalza l’uomo alla dignità di figlio di Dio. Per questo il centro dell’attenzione deve essere il nostro rapporto con il Dio vivo.
Sappiamo dal Vangelo che la gente veniva scossa dai segni e che, grazie ad essi, progrediva nel cammino verso Dio. I segni ci provocano e ci richiamano. Purtroppo gli uomini facilmente si fermano ai segni o li cercano continuamente; aspettano che qualche segno esterno dia loro sicurezza, che li aiuti nella loro esistenza terrena. Questa è una grande trappola che porta l’uomo a chiudersi nell’egoismo dell’esistenza terrena. Con un tale approccio, a Medjugorje si andrebbe contro il vero Segno che è la presenza della Madre di Dio. Attraverso la grazia delle sue apparizioni, siamo chiamati a vivere con lei in Dio e questo richiede da noi una conversione continua.
La grazia delle apparizioni intende coinvolgere totalmente l’uomo affinché si decida a vivere un cambiamento che lo porti al compimento di tutte le promesse, a seguire Gesù Cristo e ad entrare nella sua vita. Se manca questo atteggiamento di continua conversione, gli uomini diventano egoisti nel rapporto con Dio: pregano solo per se stessi, per ottenere qualcosa, ricorrono ai pronostici, interpretano i segreti in senso negativo, apocalittico, identificandoli con cataclismi e catastrofi.
Coloro che si decidono per il Regno di Dio, si decidono per il Dio vivo, per la Madonna viva e per l’Eucaristia vissuta; scelgono di essere membra vive del corpo di Cristo, cioè della Chiesa. Quindi, i fedeli sono chiamati ad entrare nel mistero della vita di Dio, invece di continuare ad aspettare la rivelazione dei segreti da parte dei veggenti, chiedendosi come saranno, o quando e come si manifesterà il segno sul luogo delle apparizioni.
San Paolo, nella Lettera ai Romani, lo spiega bene: “Vi esorto dunque, fratelli, a offrire voi stessi a Dio in sacrificio vivente, a lui dedicato, a lui gradito. È questo il vero culto che gli dovete. Non adattatevi alla mentalità di questo mondo, ma lasciatevi trasformare da Dio con un completo mutamento della vostra mente. Sarete così capaci di comprendere qual è la volontà di Dio, vale a dire quel che è buono, a lui gradito, perfetto”. [3] L’Apostolo ci invita ad entrare nella consapevolezza che la nostra vita appartiene a Dio, non perché dovremmo rinunciare a vivere, ma perché abbiamo bisogno di ricevere da Dio una vita che si rinnova continuamente, una vita trasfigurata. In questo senso san Paolo invita all’offerta della vita in sacrificio, perché l’uomo nella fede vinca ogni ostacolo, come Abramo quando ha offerto il suo unico figlio: ha riottenuto da Dio il figlio e ha visto realizzarsi le promesse di Dio.
L’uomo incredulo cerca i segni per avere una falsa sicurezza, vuole conoscere i segreti per poterli razionalizzare. Ma san Paolo dice: “Lasciatevi trasformare da Dio con un completo mutamento della vostra mente. Sarete così capaci di comprendere qual è la volontà di Dio”. Solo morendo a noi stessi, come abbiamo promesso nel battesimo, permettiamo a Dio di trasformarci. Siamo quindi chiamati a percorrere il cammino che ci porta alla trasformazione. In questo pellegrinaggio continuo verso la novità, Dio ci dona le grazie necessarie per poter discernere qual è la sua volontà. Solo così entreremo nel mistero e comprenderemo tutti i segreti.
Nella prima lettera ai Corinzi, nel settimo capitolo, parlando dei diversi stati di vita, l’apostolo Paolo dice: “Fratelli, io vi dico questo: è poco il tempo che ci rimane. Perciò, da ora in poi, quelli che sono sposati vivano come se non lo fossero, quelli che piangono come se non fossero tristi, quelli che sono allegri come se non fossero nella gioia, quelli che comprano come se non possedessero nulla, e quelli che usano i beni di questo mondo come se non se ne servissero. Perché questo mondo, così com’è, non durerà più a lungo”.[4] Questo testo ci invita a staccarci dalla terra. Le nostre anime devono essere in Dio, allora Dio ci darà anche ciò che è necessario per questa vita terrena. Questo non significa assolutamente trascurare i propri doveri, ma significa che il nostro spirito deve unirsi allo Spirito Santo, per non essere condizionato dalle cose terrene, da ciò che è corruttibile. Questo ci dà la possibilità di progredire e di raggiungere quella vita che il Signore ci ha promesso.
Come sarà la nostra vita secondo le promesse di Dio? Egli ci ha promesso qualcosa che possiamo trovare in noi stessi: tutte le sue promesse sono in noi, così come tutta la vita si trova in un seme; e tutto si sviluppa in noi in base alla nostra risposta, in un abbandono totale.[5]
Gesù, nel Vangelo, rispondendo alla disputa sul matrimonio e alla domanda sulla donna che sette fratelli hanno avuto in moglie, dice in modo chiaro: “Essi non possono più morire perché sono uguali agli angeli e sono figli di Dio perché sono risorti”.[6] Non ci provoca forse questa frase? Non ci interpella forse questa novità che l’uomo e l’intera umanità sono chiamati a trasformarsi, a diventare simili al Figlio di Dio?
[1] cfr. Ef 6,10-20
[2] cfr Ap 21, 3-5
[3] cfr Rm 12,1-2
[4] cfr 1Cor 7, 29-31
[5] cfr. Ap 21
[6] cfr Lc 20,36
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