Tratto dal libro “A Medjugorje – La Madonna è viva” Colloqui con Padre Tomislav Vlašić“
Ed. Luci dell’Esodo
Una nuova dimensione spirituale
Cosa ha significato per la tua vita l’evento “Medjugorje”?
Il mio incontro con gli avvenimenti di grazia a Medjugorje è stato il momento decisivo della mia vita, è stato una tappa nuova e definitiva nel mio rapporto con Dio. In me si è definitivamente aperta una nuova dimensione, perché le apparizioni della Madonna a Medjugorje rappresentano, a mio avviso, una nuova svolta nella Chiesa. Queste apparizioni superano tutti i movimenti spirituali ed i metodi, guidano l’uomo ad un rapporto personale con il Dio vivo, lo portano a camminare e ad incontrare Dio faccia a faccia. Incontrare Dio faccia a faccia supera tutte le metodologie o le formule che ci chiudono e, se siamo abbandonati completamente a lui, l’incontro con Dio ci risveglia e ci trasforma.
Quando parlo delle apparizioni, non mi riferisco solo all’esperienza vissuta dai sei veggenti, ma vado oltre: guardo all’ampiezza dell’azione dello Spirito Santo in diverse persone, in anime semplici che esprimevano sui loro volti la presenza dello Spirito Santo e della Madonna. Penso anche a coloro che hanno avuto profonde e diverse esperienze della Madre di Dio nella loro vita, legate a Medjugorje. Il mio sguardo sul fenomeno delle apparizioni è molto ampio, sebbene a Medjugorje rimanga centrale ciò che avviene attraverso i sei veggenti, come una grazia particolare che raduna la gente e la conduce a Dio tramite la Madonna.
Pensando a ciò che è avvenuto all’inizio delle apparizioni, posso dire che la Madonna era viva, presente nel vero senso della parola. Ma la profondità e l’ampiezza di tutto ciò si possono comprendere solo valutando il corso degli eventi, nella loro lunga evoluzione. Con la venuta di Maria si è aperta nella mia anima una dimensione completamente nuova, molto più ampia rispetto alle esperienze che avevo vissuto fino ad allora. E naturalmente tramite il lavoro, attraverso gli incontri e le testimonianze ascoltate, il mio sguardo si è ampliato sempre di più.
Ora, quando rifletto su cosa abbia significato nella mia vita la venuta della Madonna a Medjugorje, posso dire che essa mi ha portato a vivere un cambiamento totale. Questo non significa che io abbia raggiunto una trasformazione completa, ma voglio dire che è cambiato il mio sguardo sulla vita, è cambiata la mia visione della spiritualità. Potrei riassumere dicendo che tutto è diventato nuovo, perché Dio crea tutto nuovo. Questa è la prospettiva che si è aperta davanti a me e che ho riconosciuto.
È noto a tutti che la Chiesa non si è ancora ufficialmente pronunciata sulle apparizioni di Medjugorje, perché esse sono ancora in corso. Tuttavia mi sembra che se anche in futuro l’Autorità ecclesiastica riconoscesse l’autenticità delle apparizioni, questo riconoscimento non avrebbe alcuna forza in coloro che lo aspettano passivamente. Ho notato infatti che certe persone attendono con ansia il riconoscimento dell’Autorità ecclesiastica, rimandando a quel momento la loro conversione, ma non si può aspettare passivamente un documento, pensando che esso determinerà la nostra conversione. Perciò, beati quelli che in semplicità vivono già oggi questa grazia! Ritengo infatti che, anche se arrivasse il riconoscimento ecclesiastico, chi non ha creduto e pregato fino a quel momento, continuerà a non farlo anche allora. Chi invece è entrato nella preghiera e nella conversione è già sulla strada giusta.
Dio desidera soltanto che noi viviamo abbandonandoci con fiducia alla sua volontà. Il Signore stesso confermerà la grazia delle apparizioni nelle persone che si convertono. Grazie a loro, l’Autorità ecclesiastica potrà vedere i frutti e riconoscere le apparizioni. Questa è la convinzione che mi ha guidato in questi anni. Per questo ho cercato di camminare nella fede, nella continua conversione, indicando questo cammino al popolo di Dio.
Il servizio nella Parrocchia di Medjugorje
Ricordi quando hai visitato per la prima volta Medjugorje e come sei entrato in servizio in quella parrocchia così speciale?
Sono arrivato per la prima volta a Medjugorje il 29 giugno 1981, invitato da alcuni parrocchiani di Čapljina, dove ero parroco. Loro erano originari di quelle parti, mi avevano parlato delle apparizioni e avevano voluto che andassi con loro. Ero in borghese, senza l’abito religioso, e ho osservato da lontano l’apparizione che avveniva sul Podbrdo. Non potei notare nulla di particolare, tranne la moltitudine di gente che si era radunata. Mi incontrai con alcuni dei veggenti, con Vicka, Jakov e Mirjana. Mi trattenni più a lungo con Vicka. La cosa più impressionante era la profonda convinzione di tutti e tre, che non lasciava trasparire in loro neppure un’ombra di dubbio sulle apparizioni della Madonna: il loro comportamento mi sembrò sano. In me si risvegliò la sensazione che qualche sacerdote avrebbe dovuto essere presente, che avrebbe dovuto accompagnare i fedeli per aiutarli sulla strada verso Dio, indipendentemente da ciò che avveniva.
In seguito, ritornai diverse volte a Medjugorje per aiutare nelle confessioni, ma cominciai il mio servizio in parrocchia solo dopo che padre Jozo fu messo in prigione[1].
La Madonna viva, Dio vivo
Chi non è stato in quel periodo a Bijakovići sulla collina delle apparizioni e a Medjugorje, non può comprendere questo punto; chi invece c’è stato, capisce. La battaglia che dovevamo sostenere con il regime comunista non era per la Madonna o contro la Madonna; il regime ci ostacolava perché voleva impedire che la gente incontrasse la Madonna viva attraverso le apparizioni. I parrocchiani ricordano bene quando, nel dicembre del 1981, i rappresentanti del potere di Sarajevo li convocarono nella scuola. Ero presente anch’io. Quei politici dissero che le autorità non avevano nulla contro Dio o contro la Madonna, e che nemmeno si opponevano al fatto che i fedeli andassero in chiesa; ma si opponevano a quel “fanatismo”, affermando che le apparizioni e gli avvenimenti a Medjugorje non avevano niente a che fare con la fede. In risposta a quel tentativo di persuasione, chiesi la parola e dissi: “Nel vangelo tutto è vivo, tutto è miracoloso. In realtà tutto il vangelo è fatto di avvenimenti come questi, nei quali le persone riconoscono la Madonna viva. Per questa gente tutto ciò è sacro, e chi si oppone a questo offende le loro anime”. Questo, in sostanza, esprime tutta la tensione che c’era a quel tempo a Medjugorje tra il potere politico ateo e la fede del popolo. Il popolo riconosceva la presenza della grazia, riconosceva la Madonna viva e rispondeva agli impulsi della grazia; non temeva di contrapporsi al potere, né di andare in prigione, perché voleva rimanere fedele al Dio vivo e alla Madonna viva.
L’Eucaristia vissuta
Fino ad allora nella chiesa parrocchiale la Santa Messa era stata celebrata al mattino. A partire da qualche giorno dopo l’inizio delle apparizioni, padre Jozo cominciò a celebrare l’Eucaristia nelle ore serali. Il popolo cominciò a radunarsi spontaneamente per la confessione e la santa Messa, a vivere in modo sempre più vivo e profondo l’Eucaristia e gli altri sacramenti. La celebrazione di questa Eucaristia vissuta divenne il problema principale per il potere politico. Tutto quello che i rappresentanti del regime tentavano di fare era abolire la Messa serale, proibirla, allontanare la gente e i sacerdoti da quella Messa. Così, nel corso di una seduta in cui le autorità politiche insistevano affinché si chiudesse la chiesa di sera e si abrogasse la Messa vespertina, dissero: “Celebrate l’Eucaristia di mattina, come è stato finora”. Fra’ Zrinko, ora defunto, rispose scherzando: “Signori miei, Gesù non ha istituito l’ultima colazione, ma l’ultima cena!”.
Tutto l’anno 1981 fu contrassegnato dalla lotta a favore dell’Eucaristia vissuta; non penso solo alla lotta contro il regime ateo, ma piuttosto alla lotta che hanno dovuto sostenere i parrocchiani di Medjugorje e tutti coloro che venivano in pellegrinaggio per ricevere i sacramenti e per partecipare in modo vivo alla Santa Messa. Il popolo animava l’Eucaristia e in cambio veniva da essa nutrito. L’Eucaristia così vissuta costituiva un pericolo per l’ateismo, ma era un nutrimento per tutti i fedeli.
La Chiesa viva
Non mi è possibile raccontare tutte le esperienze vissute con il popolo in quei primi mesi delle apparizioni. La gente veniva al Tempio di Dio, la chiesa, come ad una sorgente inesauribile. Ricordo che nell’autunno del 1981, dopo la vendemmia, la gente rimaneva in chiesa anche tre ore di seguito. Dopo la recita di due corone del Rosario, dopo la celebrazione della Santa Messa, le persone rimanevano all’Adorazione al Santissimo Sacramento; tutti stavano in ginocchio. Neppure nei conventi c’era un simile silenzio durante la preghiera. Diverse migliaia di persone, stipate in chiesa, inginocchiate, seguivano l’adorazione in modo così raccolto che non si sentiva volare nemmeno una mosca. Il popolo era inarrestabile, nessuno poteva bloccare il suo cammino verso Dio.
Mi torna in mente un altro esempio. Era il mese di novembre, faceva molto freddo e una densa brina copriva i prati. Dovevo recarmi a Čitluk. All’incrocio della strada che collega Medjugorje a Miletina era piazzata una guardia irrigidita dal freddo e poco vestita. Cercavo una parola giusta per salutarla, per incoraggiarla. Aprendo il finestrino della macchina, salutai dicendo: “Siano lodati Gesù e Maria!”. “Sempre siano lodati!” mi rispose l’uomo, e prima che riuscissi a dirgli una parola, cominciò lui a parlarmi e disse: “Padre, coraggio, vai avanti! Ce la faremo a custodire la nostra fede, non temere!”.
Ci sono stati moltissimi esempi di questo genere perché quel popolo era vivo in Dio e con Dio. Quella comunità parrocchiale era davvero una Chiesa viva. Che avvenimento meraviglioso! La Madonna viva, l’Eucaristia vissuta, il Dio vivo in mezzo al suo popolo risorto! Questo era il segno che ci lasciava la Regina della Pace, ed è il segno che rimarrà alla fine dei tempi, quando Dio sarà vivo in mezzo al suo popolo.
Aggiungerei qui ancora un elemento che potrebbe interessare qualcuno: il rapporto che si era instaurato con i rappresentanti politici di quel tempo. Inizialmente i capi del regime pensavano che la folla che si riuniva a Medjugorje potesse dar vita ad una sorta di colpo di stato, per cui erano massimamente rigorosi e temevano un’insurrezione nazionale contro l’ideologia comunista. Il loro rigore degli inizi era in certo qual modo comprensibile. Poi, quando si resero conto che non c’era nessun pericolo di quelle proporzioni in atto, “voltarono pagina”. All’incirca dopo il primo anniversario, il loro atteggiamento cominciò a cambiare, perché si convinsero che il radunarsi della gente a Medjugorje non aveva affatto una connotazione politica.
Sennonché un anno più tardi, precisamente nell’inverno del 1983, iniziò una nuova azione pilotata dall’autorità di allora, che intendeva incentivare ed introdurre il “turismo religioso” e la rapida costruzione di case che sarebbero servite a quello scopo: un’operazione che ha deturpato notevolmente il paesaggio, come si può notare anche oggi. Da quel momento il regime cambiò completamente tattica: cominciò a sfruttare le apparizioni della Madonna e il radunarsi del popolo per i propri interessi e per arricchirsi materialmente. Iniziarono così a confluire a Medjugorje persone che non avevano nulla a che fare con la fede. In una parola: satana cominciò a costruire la sua tenda accanto alla Chiesa di Dio, al fine di mettere continuamente a rischio i fedeli che davvero riconoscevano la grazia delle apparizioni e desideravano andare verso Dio.
Nonostante tutti gli assalti e le tentazioni, la gente cercò di preservare la fede viva in Dio. Questo atteggiamento ha fatto sì che il popolo poggiasse su solide fondamenta già dall’inizio delle apparizioni.
Vorrei anche sottolineare che la dinamica della lotta spirituale vissuta a Medjugorje, sarà sempre la stessa e durerà sino al trionfo dell’Immacolata. Satana farà di tutto perché la Madonna non sia viva tra i suoi figli, perché sia ridotta ad una ideologia, a un ricordo storico, ad una statua o ad una tradizione. Chi si lascerà ingannare da lui, con il passare del tempo diventerà indifferente verso Dio e verso Maria, perché entrerà nel buio. Allora anche a Medjugorje il popolo potrà diventare freddo, la chiesa sarà fredda, se i fedeli non sapranno lottare contro le tentazioni del male e vincerle. Perciò rivolgo a tutti un’esortazione: risvegliamoci nella fede e affrontiamo questa battaglia che sarà sempre più aspra fino al trionfo definitivo del Cuore Immacolato!
Quei primi anni, così come hai sottolineato, sono stati contrassegnati da una particolare e forte dinamica spirituale. In quanto sacerdote, come ti sei inserito in questa realtà completamente nuova?
La dinamica era forte e ricca. Ho incontrato il mistero. Noi sacerdoti eravamo stati colti di sorpresa, perché nessuno di noi conosceva questa dimensione: conoscevamo solo la teoria delle apparizioni. Quando l’uomo s’imbatte nel mistero della vita eterna, incontra qualcosa che non può afferrare con la ragione. Questo è il vero incontro con il Mistero che supera tutti i concetti umani.
Dall’altra parte, nonostante il mistero, tutto era semplice. Era semplice perché Dio attraverso la Vergine Maria toccava le persone ed esse rispondevano a quell’impulso. È stato facile anche perché non si doveva rincorrere la gente per farla venire: la popolazione di tutta la parrocchia e di altre località si riversava letteralmente nella chiesa.
Non potrò mai dimenticare l’impressionante esperienza della santa Messa serale. Già alle diciotto la chiesa era completamente piena. Ho già accennato che le persone stavano in chiesa in un silenzio assoluto: io potevo guidare la preghiera sentendo e respirando il silenzio, perché la gente, in modo del tutto naturale, partecipava ed accoglieva la Parola di Dio. Da questo punto di vista il servizio nella comunità parrocchiale a Medjugorje era molto semplice.
Sono note però anche le difficoltà che abbiamo vissuto a causa della pressione politica di allora, a causa della reclusione in carcere di fra Jozo e anche di altri frati, e a causa di continui interrogatori e persecuzioni. Ma tutto questo non ha lasciato nessun pungiglione negativo nelle nostre anime. In quei momenti, sentivamo realizzarsi veramente ciò che san Paolo ha annunciato ai Romani, e cioè che le sofferenze non sono nulla in confronto alla gloria che ci attende.[2] In fondo, tutte quelle avversità erano come un soffio rispetto alla forza delle grazie che Dio riversava nella mia anima e nelle anime di noi sacerdoti. Provavamo solo gioia e gratitudine a Dio per il servizio che potevamo svolgere ed eravamo sicuri che era lui a guidare tutto.
[1] Padre Jozo fu imprigionato il 17 agosto del 1981; padre Tomislav arrivò a prestare servizio a Medjugorje il giorno dopo, su mandato del Ministro Provinciale dei Frati Minori. Rimase a Medjugorje fino al 1984.
[2] cfr. Rom 8,18
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