Messaggio dello Spirito Santo del 19 maggio 1999
Desidero parlarvi della comunione fraterna che è il passo che segue alla consacrazione. Infatti, la consacrazione nella verità porta alla comunione. Gesù non avrebbe potuto consacrarsi nella verità se non fosse stato in comunione col Padre e con me. Dio non è mai solo, perché in lui vive e agisce la comunione fra le tre Persone della SS. Trinità. È una comunione perfetta perché perfetto è l’amore che scorre e si dona da una Persona all’altra.
Anche voi siete chiamati a realizzare la comunione nella consacrazione e nella verità. Quando non c’è comunione fraterna, quando non c’è comunione tra i fedeli, in una comunità, in una famiglia vuol dire che non c’è verità o che questa è soffocata nelle anime. Al contrario, se la verità di Dio vive in voi, porta all’amore divino e questo è donazione e comunione a immagine della SS. Trinità, dove le tre Persone divine si donano l’una all’altra ed insieme si donano a ciascuno di voi.
Così dovrebbe avvenire fra voi: la comunione dovrebbe essere lo specchio della verità che sta in ognuno di voi. Dove c’è prepotenza, menzogna, egoismo non c’è comunione. Dove c’è un interesse diverso da quello di Dio non c’è comunione, come oggi purtroppo accade anche fra i cristiani; non poche persone crescono sole, quasi selvagge; non entrano mai nel giardino della loro anima per ripulirlo dalle erbacce, e neppure sono aiutate a guardarsi dentro. In questi casi non si può parlare di comunione ma piuttosto di una convivenza più o meno pacifica.
Siete invece chiamati alla comunione vera, perché le tre Persone della SS. Trinità non si limitano a convivere fra loro ma vivono la comunione perfetta, si amano e amano. Anche nel paradiso si vive la comunione perfetta, poiché le anime sono entrate nella verità e nella consacrazione di se stesse nella verità; questo le ha spinte a scacciare ogni egoismo per entrare nell’amore vero che si dona agli altri, che si dona reciprocamente. Questa è la comunione.
Senza comunione autentica non potete giungere alla vera offerta di voi stessi. Chi non è capace di vivere in comunione non è capace di offrirsi, perché questa incapacità è segno di egoismo, individualismo ed egocentrismo.
Vi invito a guardarvi dentro e a scoprire che cosa vi manca ancora per entrare in comunione perfetta con Dio prima di tutto e poi tra di voi. Questa è la caratteristica dei veri cristiani: essere tra di voi una cosa sola in Dio.
Io vi aiuto a giungere alla vera comunione, poiché io sono l’Amore. Ancora questo vi dico: nella comunione con gli altri voi portate in dono ciò che sta in voi. Per questo è importante vivere nella verità perché possiate donare agli altri la verità nell’amore, nella preghiera, nell’offerta. Senza questa verità non potrà esserci comunione.
Vi chiedo anche di spogliarvi di ogni pretesa nei confronti di Dio, perché questo ostacola la comunione con lui. Nell’uomo infatti sta una radice del male molto insidiosa che lo porta a cercare una ricompensa da Dio, ad aspettarsi qualcosa in cambio del sacrificio o della preghiera. A questo si collega un altro aspetto, del quale Gesù vi ha parlato (Cfr. Mt 20, 1-16), cioè la mormorazione contro Dio, la critica e la colpevolizzazione di Dio per la sua opera.
Certamente Dio ricompensa i giusti e di questo non dovete dubitare. Non è perciò un male attendersi qualcosa da Dio, poiché egli è il Sommo Bene e non manca di ricompensare col bene chi lo invoca con sincero amore. Lo fa sempre, ma a suo tempo e a suo modo. Quello che è male è avvicinarsi a Dio solo in vista di ottenere qualcosa. Questa non è fede ma egoismo. Il desiderio di ricompensa fine a se stesso è un atteggiamento malato, e altrettanto lo è la mormorazione. Entrambi sono manifestazione della medesima radice ribelle dell’uomo, quella del peccato originale, della mancanza di immacolatezza.
L’accettazione serena del volere di Dio anche nelle prove, è un aspetto dell’immacolatezza: chi ama Dio e si offre a lui non porta mormorazioni in sé. Chi partecipa pienamente al sacrificio di Cristo, si abbandona alla bontà del Padre come ha fatto Gesù. Sa che nulla di male potrà accadergli, poiché il Padre non può desiderare mai il male ma il bene dei suoi figli. Sa anche che la prova permessa dal Padre concorre alla realizzazione di un bene maggiore, come è stato per Gesù, ed ogni morte si trasforma in risurrezione.
Invece, l’anima sporca, ribelle e malvagia, non comprende questo e comincia a mormorare, a ribellarsi contro la mano amica che la nutre. Così ha fatto Giuda e così fanno tutti i traditori. La ribellione profonda è tipica di coloro che non si offrono, che non sanno e non possono comprendere la bontà di Dio perché non si fanno bontà a loro volta. Siete invece chiamati ad essere la bontà di Dio; lo potrete essere soltanto se vi offrite in sacrificio in unione con Cristo, altrimenti la vostra bontà rimane compassione umana. La bontà che non ha fondamento nel sacrificio di Cristo è compassione umana. Ne è piena la terra ma questa non è la bontà di Dio, per questo la terra è affamata di amore.
La mormorazione può trasformarsi anche nell’invidia della grazia altrui. Lo potete leggere nell’episodio negli operai del Vangelo che mormorano perché gli ultimi hanno ricevuto quanto i primi. (Cfr. Mt 20, 1-16). Chi partecipa al sacrificio di Cristo e si fa bontà di Dio, non può essere invidioso perché sa che a ciascuno è dato un posto nel piano di Dio. E’ indifferente davanti a Dio essere il primo o l’ultimo, in Dio non ci sono carriere né categorie. Di fronte a Dio vale soltanto il desiderio sincero di ciascuno di essere parte del piano divino. Così ciascuno trova il suo posto, la sua realizzazione e la sua felicità. La grazia data all’uno e all’altro non fa che contribuire all’elevazione di ciascuno, perciò non c’è posto per l’invidia. Finché sarete invidiosi non raggiungerete la pace e tantomeno la felicità. Non sarete perfetti in Dio.
Anche l’invidia deriva dalla mancanza di immacolatezza. Per questo vi invito a proseguire sul cammino dell’immacolatezza guardando Maria che non si è mai ribellata a Dio in nessuna prova. Non ha invidiato nessuno, anzi, ha saputo gioire con Elisabetta, rallegrarsi della bontà di Dio senza invidiare nessuno, e mantenendosi umile nonostante la sua grandezza che non ha eguali.
Vi sostengo nel vostro cammino e vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
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